Giornata mondiale poveri: card. Betori (Firenze), “nella pandemia, dopo condivisione e corresponsabilità stanno riemergendo diffidenze, particolarismi, individualismi”

“Quel che più preoccupa è che nella pandemia vengono a riemergere quei segnali di involuzione culturale che hanno segnato sempre più gli ultimi tempi dell’umanità, indirizzata improvvidamente sugli orizzonti dell’individualismo, dell’affermazione di sé, di una libertà senza riferimenti valoriali, giungendo a minare i fondamenti della identità sessuale, della famiglia, della vita. Sono le stesse scelte di regressione dell’umano che stanno alle radici della povertà nel mondo, esito di sistemi economici e sociali basati sull’ingiustizia, a sua volta effetto del prevalere dell’avere sull’essere e della chiusura di individui e popoli di fronte agli appelli alla fraternità”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica per la quinta Giornata mondiale dei poveri.
Commentando la pagina evangelica, il porporato ha sottolineato che “Gesù usa un linguaggio apocalittico, in cui si offrono immagini dei tempi finali della storia, non però per dirci che cosa accadrà alla fine, bensì per offrire una chiave di lettura del senso ultimo della storia di tutti i tempi. Si descrive la fine, ma ci si riferisce all’oggi”. “Le parole di Gesù sono sguardo severo ma realistico della condizione dell’uomo nel tempo, anche in questi nostri tempi”, ha ammonito il card. Betori, evidenziando che “ne soffriamo in particolare proprio in questi giorni, in cui le calamità segnalate da Gesù hanno preso il volto di una pandemia che fatichiamo a vincere e di fronte alla quale, dopo un primo tempo di condivisione e di corresponsabilità, stanno ora riemergendo diffidenze, particolarismi, individualismi”. L’arcivescovo ha poi citato poi il messaggio di Papa Francesco per la Giornata: “Se i poveri sono messi ai margini, come se fossero i colpevoli della loro condizione, allora il concetto stesso di democrazia è messo in crisi e ogni politica sociale diventa fallimentare. […] La povertà, al contrario, dovrebbe provocare ad una progettualità creativa, che consenta di accrescere la libertà effettiva di poter realizzare l’esistenza con le capacità proprie di ogni persona”. “Stanno qui – ha commentato Betori – i presupposti per un vero cambiamento del paradigma che governa lo sviluppo, l’economia, la vita sociale, la stessa democrazia”.

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