Siria: card. Sandri (Chiese orientali), “rimaniamo interpellati dalla sinodalità”. Il rischio di “sentirsi già arrivati”

foto SIR/Marco Calvarese

“Rimaniamo interpellati dalla dimensione della sinodalità” cui è richiamata la Chiesa universale da Papa Francesco con l’avvio del percorso che culminerà col Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2023, preparato da diverse tappe intermedie che vogliono coinvolgere più livelli, locali e continentali. È l’appello lanciato dal card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, che ieri, a Damasco, ha incontrato la gerarchia cattolica locale, prima tappa della sua visita in Siria. Il prefetto ha avvertito del rischio, “come cattolici orientali, di sentirci già arrivati, perché diciamo: ‘in Oriente abbiamo la sinodalità, i nostri vescovi sono scelti in Sinodo che li elegge, e tale decisione deve essere preservata e rispettata’, concludendo che sarebbe la Chiesa Latina a dover crescere e imparare in questo esercizio di sinodalità”. In realtà, ha ribadito il card. Sandri, “l’appello di Papa Francesco è a percorrere un cammino nello Spirito santo che guidi i cristiani tutti e la Chiesa intera ad un discernimento, ad una purificazione delle intenzioni, ad un rinnovamento. Il problema non è come arrivare a garantire l’esercizio della sinodalità pensandolo solo come un modo diverso di governare, come un potere, una questione di voti, ma come un modo di porsi in stato permanente di ascolto reciproco, per giungere alle decisioni cui ci conduce lo Spirito santo, che chiama e consacra i pastori della Chiesa e unge della sua presenza il popolo dei battezzati”. “Pur normato in modo preciso dal Codice dei Canoni delle Chiese orientali e dal diritto particolare di ciascuna Chiesa – ha rimarcato il porporato – lo stesso Sinodo dei vescovi è chiamato ad una verifica sulle modalità di preparazione, ascolto, partecipazione e votazione, riconoscendo quanto contino al suo interno le correnti e gli schieramenti, l’appartenenza all’uno o all’altro ordine religioso o al clero eparchiale, l’equilibrio nella discussione tra i vescovi in carica e quelli ormai emeriti o ultra ottuagenari, che pure mantengono il diritto di voto”. Per il prefetto è “importante ammettere sinceramente quanto come vescovi – che a livello di Sinodo giustamente rivendichiamo i diritti di tale suprema assemblea di una Chiesa patriarcale – siamo capaci di promuovere ed attuare la stessa dinamica di partecipazione all’interno delle eparchie che vi sono affidate: esistono gli organismi e i consigli previsti dal diritto, come è il rapporto tra vescovi e sacerdoti, e tra sacerdoti e fedeli?”. “Senza mettere in discussione la costituzione gerarchica della Chiesa – ha aggiunto il card. Sandri – vogliamo capire quanto però tale dimensione teologica viene vissuta nei nostri rapporti concreti” alla luce della parola di Gesù “Io sono in mezzo a voi come colui che serve”. “Sono certo – è stata la conclusione – che ciascuno di voi fa tesoro dell’icona della lavanda dei piedi come regola di vita del proprio essere vescovo, ma è bene che insieme, tra confratelli, ce lo ricordiamo a vicenda e ci aiutiamo a rimanervi fedeli nelle diverse stagioni della vita e del ministero”.

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