Colombia: Posso (Comunità di pace Apartadó) al Sir su arresto del boss paramilitare Otoniel, “fine di una dinastia, ma azione tardiva”

(Foto: Redazione)

“L’intelligence di Stato ha impiegato molto tempo per catturare Otoniel, con un prezzo di vite molto alto, compresi i molti leader sociali assassinati”. Così Germán Graciano Posso, leader della Comunità di Pace di San José di Apartadó, sostenuta da anni anche dall’Operazione Colomba dell’associazione Giovanni XXIII, commenta al Sir l’arresto, avvenuto sabato scorso, di Dairo Antonio Úsuga David, alias “Otoniel”, uno dei narcotrafficanti più ricercati del pianeta, capo storico delle Autodefensas gaitanistas del Colombia, il gruppo erede del paramilitarismo colombiano, solo ufficialmente smantellato negli anni della presidenza Uribe, più noto come Clan del Golfo. Posso, intervenuto alla presentazione del libro di Cristiano Morsolin, “La bomba che ha fatto cadere il ministro. Europa ha iniziato il boicottaggio di fronte alle barbarie in Colombia”, parla con cognizione di causa. La Comunità di pace ha subito dolorose perdite di vite umane per la scelta coraggiosa della non violenza, in un contesto dominato dagli scontri tra paramilitari e guerriglia dell’Eln (e, prima ancora, delle Farc). E proprio la zona dell’Urabá, nel nord del dipartimento di Antioquia, dove si trova anche Apartadó, era la roccaforte di Otoniel.
“È importante dire – afferma il leader della Comunità di pace – che la sua forza più grande non era la sua capacità militare, ma quella di corrompere la stessa forza pubblica, politici e uomini d’affari. Durante tutti questi anni, ogni volta che c’era un’operazione contro Otoniel, egli lo veniva a sapere in anticipo. Con questa cattura muore la dinastia Usugá, che fin dalla sua presenza nella guerriglia dell’Epl e poi tra i paramilitari, aveva anche un ruolo sociale nell’Urabá, per le coltivazioni di banane”.
Otoniel ha iniziato a 17 anni nella guerriglia dell’Epl, nel dipartimento di Córdoba, prosegue Germán Graciano Posso. “Successivamente si è unito al potente clan dei Castaños, paramilitari che, nel 2005, in parte si smobilitarono, in seguito all’accordo con il Governo. Ma Otoniel rimase in clandestinità, nell’ambito dell’Ugc, il suo potere era legato alle compagnie bananiere. Nel 2011 in un’operazione di polizia rimase ucciso il fratello. Il funerale simboleggiò il potere mafioso e il controllo del territorio dell’Ugc. Otoniel organizzò uno sciopero nel Nordovest del Paese, che paralizzò commercio, trasposti, scuole, perfino l’aeroporto di Turbo. In migliaia parteciparono alla sepoltura”. Proprio lui divenne il capo dell’organizzazione, alleata con il cartello messicano di Sinaloa. E decise di affrontare direttamente lo Stato. Nel 2013 un razzo abbatté un elicottero con 16 soldati. Poi, nel 2017, a sorpresa, aveva scritto a Papa Francesco, per cercare una pacificazione, ma l’allora presidente Santos disse no a qualsiasi trattativa con i narcos.

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