Sanità: Boscia (Amci), “rimettere al centro la persona, promuovere l’assistenza di prossimità, essere in grado di rispondere alle emergenze”

“Occorre rimettere al centro della sanità la persona, la sua dignità e il suo diritto alla cura in ogni fase della vita. Anche di fronte a malattie inguaribili”, e occorre garantire a tutti “equità di accesso ai trattamenti”. Confermato alla guida dell’Amici – Associazione medici cattolici italiani, il presidente Filippo Boscia delinea in un’intervista al Sir le priorità del suo nuovo mandato. A partire dalla “lezione” della pandemia: “È bastato un piccolo virus ad azzerare molte delle nostre certezze mettendoci di fronte alla realtà dei nostri limiti. Un virus che ci ha colto impreparati a causa delle fragilità del nostro sistema sanitario, vittima da anni di tagli e ferite di ogni sorta. La sanità pubblica è andata in sofferenza”, mentre in quei mesi l’impegno dell’associazione “si è concentrato soprattutto in progetti di solidarietà, attivazione di punti vaccinali, formazione, ribadendo senza mezzi termini anche nelle sedi istituzionali l’inammissibilità di scelte disumane come il dover decidere, di fronte alla mancanza di posti letto in rianimazione, se ricoverare l’anziano o il giovane, il malato con altre patologie o il sano”.
Un’altra emergenza esasperata dal Covid-19 è quella della salute disuguale “causata dalle diseconomie in sanità, che ha colpito in particolare i fragili, i malati cronici, gli inguaribili, e richiede un’urgente riorganizzazione del sistema. Non basta curare, occorre prendersi cura sostenendo il valore dell’assistenza di prossimità”. Del resto, proprio il rafforzamento della prevenzione e dei servizi sanitari sul territorio, la modernizzazione del sistema sanitario e la garanzia di equità di accesso alle cure sono gli obiettivi della mission 6 del Pnrr, alla quale sono destinati oltre 18 miliardi di euro. “Con queste risorse – il commento del presidente Amci – dobbiamo certamente programmare l’innovazione tecnologica” ma “occorre puntare anche sulla formazione del medico: nessuno strumento, neppure il più sofisticato, può privare il malato del suo sguardo”.
Dopo avere definito il diritto all’obiezione di coscienza, “baluardo di autonomia professionale da salvaguardare”, il presidente conclude: “Essere medici cattolici oggi significa essere testimoni e missionari”, ma anche “impegnarsi per una nuova organizzazione sanitaria, non più basata solo sui bisogni minimali, e in grado di rispondere alle emergenze”.

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