Luca Attanasio: “Era il mio Luca”, Zakia Seddiki ricorda il marito in una videointervista della Fondazione Missio

“Luca era semplicemente Luca, era il mio Luca, la persona speciale per tutti quelli che l’hanno conosciuto. Aveva questa semplicità: era molto spontaneo, è sempre stato un piccolo bambino dentro. Era molto attento e sapeva ascoltare l’altro e dare attenzioni”. È Zakia Seddiki, vedova dell’ambasciatore Luca Attanasio a parlare, in una lunga intervista contenuta nel docu-film “Era il mio Luca”, prodotto dalla Fondazione Missio in occasione del mese missionario. Zakia si racconta in modo intimo, svelando la vocazione quasi “missionaria” dell’ambasciatore ucciso il 22 febbraio scorso in una imboscata sulla strada per Goma, in Congo.
“La nostra storia d’amore – dice Zakia Seddiki – è iniziata l’11 febbraio del 2011 in Marocco: lui era appena arrivato per fare il console generale nel Paese e ci siamo conosciuti tramite un amico comune”. Si sposano, e lei lo segue prima a Roma, poi in Nigeria, infine nella Repubblica Democratica del Congo, dove però inizialmente Zakia è restìa ad andare. “Quando mi ha detto che dovevamo andare in Congo all’inizio è stato un colpo per me, ho detto di no – ricorda –. Abbiamo discusso, ho dovuto riflettere, e alla fine ho pensato che non potevo essere egoista. Abbiamo parlato ed è stato un sì e abbiamo deciso di fare questa avventura insieme, perché per me la famiglia è una cosa importante”. La donna spiega il motivo della sua perplessità: “il mio no era dovuto al fatto che in Nigeria avevamo avuto difficoltà per quanto riguarda la parte sanitaria”.
Il giorno dell’attentato al convoglio umanitario del Programma alimentare mondiale, nel quale hanno perso la vita anche l’autista Mustapha Milambo e il carabiniere Vittorio Iacovacci, doveva esserci anche Zakia nell’auto. “Abbiamo fatto diversi viaggi insieme e dovevamo andare insieme anche a Goma – racconta lei –. Siamo stati abituati a fare tutto insieme”.
La morte di Luca Attanasio in qualche modo ha acceso una luce sul dramma infinito dell’Est del Congo, quel Nord Kivu da anni in mano a decine di milizie armate: “penso che ci voleva Luca, ci voleva il sangue di Luca perché chi non conosceva quella realtà, adesso la conosce – dice la vedova –. Il mondo sa, e speriamo con tutto il cuore che ci saranno soluzioni per arrivare alla pace”.

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