Regno Unito: stop all’aborto fino a 28 settimane. Ma avanza l’interruzione di gravidanza “via posta”

(Foto ANSA/SIR)

(Londra) È una vittoria solo parziale quella conquistata dalla Chiesa cattolica e dal movimento per la vita britannico a Westminster. È stato infatti considerato non ammissibile dal presidente della Camera dei comuni, Lindsay Hoyle, l’emendamento alla legislazione sulle violenze domestiche che avrebbe aperto la strada alla liberalizzazione dell’aborto fino a ventotto settimane, con qualunque mezzo, senza la necessità dell’autorizzazione di due medici. Un ritorno, di fatto, degli aborti clandestini evitato solo da centinaia di mail inviate ai loro parlamentari dai fedeli cattolici e sostenitori pro vita. È stato, invece, ammesso al dibattito e alla votazione il secondo emendamento che rende disponibile per le donne vittime di partner violenti l’aborto farmacologico via posta. L’obbligo di incontrare di persona il medico per ottenere il primo corso di pillole di mifepristone è stato abolito con l’inizio del lockdown. Le consultazioni sono avvenute per videochiamata o telefono. Come hanno denunciato i giornali britannici, le principali catene abortiste, “Marie Stopes” e “British Pregnancy Advisory Service”, hanno spedito alle donne le pillole senza controllare che la gravidanza non avesse superato le 10 settimane. Un’inchiesta è stata aperta dalla polizia su un bambino abortito a 28 settimane. Se l’emendamento passasse, il limite di tempo di dieci settimane verrebbe abolito e le pillole garantite con la donna lasciata sola o alla mercé del partner.

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