Natale 2020: mons. Cerrato (Ivrea), “la tragedia non sono i nostri vuoti, ma se essi non accolgono il Salvatore”

“Il Salvatore dell’uomo è venuto a colmare i nostri vuoti, a immettere una vita nuova nelle crepe della nostra esistenza. La tragedia non sono i nostri vuoti, ma se essi non accolgono il Salvatore”. Lo ha scritto il vescovo di Ivrea, mons. Edoardo Cerrato, nel messaggio diffuso in occasione delle festività natalizia.
“È questa – sottolinea il vescovo – la poesia, la tenerezza, la bellezza del Natale! Le luci e gli ornamenti delle nostre chiese, la festa umanissima dei doni e del banchetto natalizio nelle nostre case, cantano, con il loro linguaggio, questa bellezza. È possibile essere salvati!”.
Mons. Cerrato non può non osservare che “celebriamo il Natale, quest’anno, nel tempo triste in cui l’epidemia del Covid-19 continua a seminare paura, abbatte gli animi, demoralizza, crea problemi, mostra conseguenze gravi in molti aspetti del vivere sociale e ne lascia intravedere anche per il futuro”. “Ma è il Natale di Gesù Cristo, l’evento della nascita del Salvatore quello che noi celebriamo, quale che sia la situazione”, ammonisce: “Non il ricordo di un fatto del passato, ma qualcosa che accade oggi, reso presente dalla Liturgia nel Mistero celebrato”.
Per il vescovo, “abbiamo bisogno che riaccada per noi, in noi, ciò che raccontano le cronache della notte di Greccio, quando san Francesco realizzò per la prima volta il Presepe: ‘Cristo rinacque e risuscitò nel cuore di molti’”. “Ne ha bisogno – spiega – la Chiesa che cammina con fatica per le strade del mondo; ne ha bisogno la società che vede crescere la sua tristezza già peraltro ben presente; ne hanno bisogno le Autorità. Sullo sfondo della grotta di Betlemme c’è anche l’Imperatore, con il suo ordine di censimento… I potenti del mondo – persone o istituzioni – credono di esser loro a dirigere la storia: è Dio, invece, che la dirige, con il solo fine di offrire a tutti il dono della salvezza”. “Il problema”, conclude il vescovo, “non sono i nostri problemi, ma il non lasciarci stringere nell’abbraccio che Egli ci dona affinché tutto possiamo vivere in modo diverso, anche la dolorosa situazione dell’epidemia che ha messo in ginocchio il mondo. Non abbiamo paura! Alziamo lo sguardo! La candida semplicità del presepe ci dice che viviamo sulla terra come all’alba di un grande giorno che sarà pieno nell’aldilà, in Paradiso, ma che è già spuntato”.

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