Avvento: card. Cantalamessa, “Dio non lo incontriamo solo andando in chiesa”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Anche oggi non c’è posto per i poveri nell’albergo del mondo: la storia ha mostrato da che parte stava Dio e da che parte deve stare la Chiesa. Andare verso i poveri è imitare l’umiltà di Dio”. Lo ha detto il card. Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, durante la terza e ultima predica di Avvento, tenuta oggi nell’Aula Paolo VI, alla presenza del Papa. A Natale si celebra il “sacramento” della povertà, ha spiegato il porporato, secondo quanto riferisce Vatican news: “I poveri sono ‘di Cristo’ non perché si dichiarano appartenenti a lui, ma perché lui li ha dichiarati appartenenti a sé, li ha dichiarati suo corpo”. Questo, tuttavia, “non vuol dire che basti essere poveri e affamati in questo mondo per entrare automaticamente nel regno finale di Dio. Le parole ‘venite benedetti del Padre mio’ sono rivolte a quelli che si sono presi cura dei poveri, non necessariamente ai poveri stessi, per il semplice fatto di essere stati materialmente poveri nella vita” .“La Chiesa di Cristo – ha proseguito il predicatore – è dunque immensamente più vasta di quello che dicono i numeri e le statistiche. Non per semplice modo di dire, o per un trionfalismo fuori luogo”. Ne deriva che “il Papa – e con lui gli altri pastori della Chiesa – è davvero il ‘padre dei poveri’”. Ed è “una gioia e uno stimolo per tutti noi – ha fatto notare il religioso – vedere quanto questo ruolo è stato preso a cuore dagli ultimi Pontefici e, in modo tutto particolare, dal pastore che siede oggi sulla cattedra di Pietro”. Egli “è la voce più autorevole che si leva in loro difesa, in un mondo che conosce solo la selezione e lo scarto. Lui non si è dimenticato dei poveri, no davvero!”.  A proposito della scelta preferenziale dei poveri, proclamata nel Concilio, Cantalamessa ha citato quanto scrisse Jean Guitton:  “I padri conciliari hanno ritrovato il sacramento della povertà, cioè la presenza di Cristo sotto le specie di coloro che soffrono”. Con le restrizioni che pone al culto pubblico e alla frequenza delle chiese, ha concluso il cardinale, la pandemia “potrebbe essere l’occasione per molti di scoprire che Dio non lo incontriamo solo andando in chiesa; che possiamo adorare Dio ‘in spirito e verità’ e intrattenerci con Gesù anche stando chiusi in casa, o nella nostra camera”.

 

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