“L’iniziativa di Anci ha un valore strategico per il Paese”. Così mons. Vincenzo Paglia, presidente dell’Osservatorio sulla salute bene comune dell’Università Cattolica, ha commentato il nuovo avviso pubblico promosso dall’Anci e rivolto alle aggregazioni comunali di minore dimensione, con attenzione particolare ai Comuni delle Aree interne del Paese, al fine di creare opportunità di integrazione socioeconomica degli under 35 nelle comunità locali dove vivono. Finanziata con 2.500.000 euro dal Fondo per le politiche giovanili, l’iniziativa è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa da Roberto Pella, vicepresidente Anci con delega sport, aree interne, salute e politiche giovanili, e da mons. Vincenzo Paglia. Sono intervenuti anche il segretario generale dell’Anci, Veronica Nicotra, e Leonardo Palombi, segretario della Commissione per l’attuazione della Riforma sociosanitaria.
“Anci, attraverso il Fondo per le Politiche giovanili, ha avviato un progetto che mette i giovani al centro dello sviluppo territoriale. L’obiettivo è quello di farli diventare promotori di innovazione e rigenerazione comunitaria, portando benefici anche a chi quei territori li ha vissuti prima di loro. Parliamo di servizi innovativi, alfabetizzazione digitale e nuove opportunità per contrastare lo spopolamento nei piccoli Comuni”, ha spiegato Pella. “I giovani – ha proseguito il vicepresidente Anci – accompagnano gli anziani in un nuovo percorso di valorizzazione del territorio, mantenendo vivo il presidio nei Comuni piccoli e piccolissimi. I giovani diventano protagonisti del futuro e, allo stesso tempo, promotori di iniziative che sostengono la permanenza e la qualità della vita nelle aree interne”.
“Le aree interne – ha ricordato il vescovo Paglia – coinvolgono circa 14 milioni di cittadini e migliaia di Municipi pari al 60% del territorio nazionale. In questi territori vivono almeno 2,3 milioni di anziani e centinaia di migliaia di giovani, spesso costretti a forme di pendolarismo, di lavoro precario o sommerso, di disoccupazione o di abbandono sia dello studio che del lavoro”. “L’alleanza tra queste due fragilità apparenti – ha continuato – può diventare una forza di sviluppo: pensiamo alla figura del caregiver di comunità, che sarà formato per una missione che non è quella di fare il badante, ma di prendersi cura di tutti gli anziani del suo paese ed anche del suo territorio, con una imprenditorialità tesa a valorizzare, custodire e proteggere il patrimonio storico e artistico, esplorandone le potenzialità in termini di turismo lento o del benessere. Un caregiver di comunità che sappia restituire orti agli anziani, giardini ai paesi, iniziative digitali per quelli che sono difficili da raggiungere, imprese logistiche che coinvolgano Poste e tanti altri enti, come le farmacie”. “Sono tutte cose previste dalla legge 33 che mi è molto cara – ha concluso mons. Paglia –. Ecco, con il bando, credo apriamo una strada possibile allo sviluppo e ad una inversione di tendenza dei piccoli Comuni, quella Italia della nostra memoria e identità che non dobbiamo assolutamente perdere”.