Sudan: Amnesty International, “migliaia di persone uccise e ferite nei combattimenti tra le Forze di supporto rapido e l’esercito”

A 100 giorni dall’inizio del conflitto in Sudan Amnesty International ha diffuso un nuovo rapporto sui crimini di guerra commessi nel conflitto tra le Forze di supporto rapido (Fsr) e le Forze armate sudanesi (Fas), che sta devastando lo stato africano.
Il rapporto documenta massacri di migliaia di civili a seguito di attacchi deliberati e indiscriminati portati a termine dalle parti in conflitto contro la popolazione civile e denuncia violenze sessuali contro donne e ragazze, attacchi mirati contro strutture civili, quali ospedali e chiese e vasti saccheggi.
Alcune di queste azioni – come gli attacchi contro i civili e quelli contro le strutture civili, lo stupro e altre forme di violenza sessuale e i saccheggi – costituiscono crimini di guerra. Il rapporto riguarda principalmente la capitale Khartoum e il Darfur occidentale.
“Ogni singolo giorno, mentre le Fsr e le Fas combattono per il controllo del territorio, la popolazione civile sudanese soffre orrori inimmaginabili”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“I civili vengono uccisi all’interno delle loro abitazioni o mentre cercano disperatamente cibo, acqua e medicinali. Finiscono in mezzo al fuoco incrociato quando provano a fuggire e vengono intenzionalmente assassinati in attacchi mirati. Decine di donne e ragazze, alcune di soli 12 anni, sono state stuprate o sottoposte ad altre forme di violenza sessuale. Nessun luogo è sicuro”, ha sottolineato Callamard.
“La violenza dilagante nella regione del Darfur, dove le Fsr e le milizie loro alleate stanno portando morte e distruzione, fa venire in mente la campagna di terra bruciata dei decenni scorsi, in alcuni casi ad opera dei medesimi responsabili”, ha aggiunto Callamard.
“Le Fsr, le Fas e i gruppi armati affiliati alle une e alle altre, devono porre fine agli attacchi contro i civili e garantire percorsi sicuri in uscita per chi cerca salvezza. Occorrono misure urgenti per assicurare giustizia e riparazione per le vittime e le persone sopravvissute”, ha proseguito Callamard.
Dal 15 aprile 2023 le Fas (dirette dal capo del Consiglio supremo del Sudan, il generale Abdel Fattah al-Burhan) e le Fsr (un gruppo paramilitare guidato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti) si stanno scontrando per il controllo del Sudan.
Data la dimensione dei combattimenti e l’organizzazione delle due parti, ai sensi delle Convenzioni di Ginevra quello in corso è un conflitto armato non internazionale. Ai combattimenti, dunque, si applicano tanto il diritto internazionale umanitario, il cui scopo è proteggere i civili, quando il diritto internazionale dei diritti umani. Determinate violazioni delle loro norme costituiscono crimini di guerra, dei quali singoli soldati e comandanti possono essere chiamati a rispondere sul piano giudiziario.
Uomini, donne, bambine e bambini sono finiti nel fuoco incrociato di entrambe le parti che spesso hanno usato armi esplosive con effetti devastanti su vaste aree e lanciato frequenti attacchi contro zone densamente popolate.
“La comunità internazionale dovrebbe aumentare significativamente il sostegno umanitario. Gli stati confinanti dovrebbero garantire l’apertura dei confini ai civili sudanesi in cerca di salvezza. Gli stati che hanno una certa influenza sulle due parti in conflitto dovrebbero usarla per chiedere la fine delle violazioni dei diritti umani. Infine, il Consiglio Onu dei diritti umani dovrebbe dare seguito alle richieste dell’Autorità intergovernativa sullo sviluppo e istituire un meccanismo indipendente d’indagine e di accertamento delle responsabilità per monitorare la situazione e raccogliere e conservare prove delle violazioni dei diritti umani in Sudan”, ha concluso Callamard.

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