Cecenia: agguato alla giornalista Milashina e all’avvocato Nemov. Ong Memorial, “atto per intimidire i difensori dei diritti umani”

“Non c’è dubbio che l’attacco a Milashina e Nemov sia stato compiuto da agenti delle autorità per escludere la loro presenza al processo di Zarema Musayeva”, la madre di due oppositori di Kadyrov fuggiti all’estero a cui oggi è stata inflitta una condanna a 5 anni e mezzo di reclusione. È la Ong Memorial a diffondere sui suoi canali Telegram una dura condanna al grave attentato di cui sono state vittime questa mattina a Grozny, in Cecenia, la giornalista Yelena Milashina e l’avvocato Alexander Nemov. Milashina è conosciuta come l’erede di Anna Politovskaja, la giornalista uccisa proprio per le sue indagini sui crimini commessi in Cecenia. Nemov è l’avvocato difensore di Musayeva. Secondo Memorial, questo agguato è un atto “per intimidire i giornalisti, gli avvocati e le organizzazioni dei diritti umani. Non c’è dubbio che le autorità di Mosca e Grozny siano unite nelle loro azioni”. Secondo quanto riporta Novaya Gazeta, la testata con cui Milashina collabora, i due hanno subito un pesantissimo pestaggio da parte di persone mascherate, che, dopo aver fermato l’auto su cui viaggiavano dall’aeroporto verso il centro di Grozny, li hanno picchiati, hanno rasato i capelli di Milashina e coperta di vernice verde, intimando loro di “andare via e non scrivere niente”. Ora i due feriti sono ricoverati a Beslan. Memorial punta il dito contro Putin, che la scorsa settimana ha dichiarato “indesiderabile” la Novaya Gazeta Europa, e che approva “leggi sempre più repressive, distruggendo i resti del sistema legale in Russia”. Ramzan Kadyrov, capo della Repubblica autonoma russa di Cecenia, è ritenuto da Memorial il secondo responsabile dell’attentato di questa mattina, già in passato autore di intimidazioni e attacchi a giornalisti e attivisti. “Entrambi fanno parte della stessa politica”, scrive Memorial, che ricorda come nel processo intentato contro le autorità della Repubblica cecena sia stata riconosciuta la completa impunità per le azioni di Kadyrov.

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