Primo maggio: Forni (Anmil), “tornare a parlare con serietà anche della tutela delle vittime di incidenti sul lavoro e delle loro famiglie”

(Foto: ANSA/SIR)

La Giornata mondiale della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che cade oggi e la Festa dei lavoratori del 1° maggio “rappresentano per l’Associazione fra lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro anche a livello territoriale l’occasione per sollevare un tema, purtroppo, sempre di grande attualità nel nostro Paese e che vede migliaia di famiglie devastate per morti innocenti e sempre evitabili o ritrovarsi a iniziare una vita diversa per i danni fisici e psicologici con i quali dovranno convivere per il resto della loro vita i loro cari”. Lo dichiara oggi il presidente dell’Anmil, Zoello Forni, ricordando che “nel 2021, secondo l’ultima Relazione annuale dell’Inail, sono stati denunciati oltre 560.000 incidenti sul lavoro, di cui 1.361 mortali”. I primi mesi del 2023, sottolinea il presidente dell’Anmil, “purtroppo non sono stati da meno: tra gennaio e febbraio di quest’anno sono stati denunciati oltre 86.000 infortuni, di cui 100 mortali. Cifre che non possiamo ignorare per la loro assoluta gravità”.
Il prossimo 19 settembre l’Anmil compirà 80 anni: “Un anniversario significativo – precisa Forni – che ci fornisce lo spunto per riflessioni profonde sul nostro operato e su quanto il Paese sia o meno cambiato in questo lungo tempo. Come presidente dell’Anmil guardo ai dati sul fenomeno infortunistico con crescente preoccupazione e per questo ritengo, innanzitutto, che si debba tornare a parlare con serietà anche della tutela delle vittime e delle loro famiglie, che spesso sembra essere poco considerata. Dietro questi freddi dati ci sono infatti le storie personali di donne e uomini che hanno visto la loro vita cambiare per sempre e ai quali dovrebbe essere garantita la migliore tutela possibile sia dal punto di vista delle prestazioni economiche che da quello delle prestazioni sanitarie fino al reinserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro. Gli ultimi anni non sono stati affatto facili per le politiche pubbliche, ma gli invalidi del lavoro e le loro famiglie non possono attendere oltre, considerato che la gran parte della normativa che regola le prestazioni a cui hanno diritto è contenuta in un Testo unico del 1965, ormai non più al passo con la società ed il mercato del lavoro di oggi”.
Per il presidente dell’Anmil, “occorre riformare completamente questa normativa, rivedere il sistema degli indennizzi per renderli più adeguati alla realtà odierna, ampliare la tutela e dare maggiore sostegno ai superstiti dei caduti sul lavoro sia dal punto di vista economico che del diritto al lavoro”. Ovviamente altrettanto “urgente è intervenire sul fronte della sicurezza e della prevenzione dove dal 2008 mancano ancora 20 decreti attuativi che completino il decreto 81, anche se molto è stato fatto. Tuttavia il problema ha radici troppo profonde nella nostra cultura per essere sconfitto solo a colpi di norme e regolamenti: sullo sfondo, una costante mancanza di informazione e formazione, soprattutto nelle piccole imprese, laddove l’esperienza sul campo ed una tradizione lavorativa basata su vecchi metodi di lavoro, nonché sull’utilizzo di macchinari obsoleti e privi dei più moderni sistemi di protezione, diventano motivo di sottovalutazione dei rischi che provoca la maggior parte degli infortuni”.

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