Papa in Ungheria: incontro autorità, “Europa non sia ostaggio delle parti”. No a “populismi autoreferenziali” e a “sovranazionalismo astratto”

“Penso a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli”. È il sogno del Papa per il nostro continente, affidato al primo discorso in Ungheria, pronunciato a Budapest e rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico. “Budapest è città di ponti”, l’affresco di Francesco: “Vista dall’alto, la perla del Danubio mostra la sua peculiarità proprio grazie ai ponti che ne uniscono le parti, armonizzandone la configurazione a quella del grande fiume”. “Quest’armonia con l’ambiente mi porta a complimentarmi per la cura ecologica che questo Paese persegue con grande impegno”, l’omaggio del Papa: “Ma i ponti, che congiungono realtà diverse, suggeriscono pure di riflettere sull’importanza di un’unità che non significhi uniformità. A Budapest ciò emerge dalla notevole varietà delle circoscrizioni che la compongono, più di venti. Anche l’Europa dei ventisette, costruita per creare ponti tra le nazioni, necessita del contributo di tutti senza sminuire la singolarità di alcuno”. “C’è bisogno di questa armonia: di un insieme che non appiattisca le parti e di parti che si sentano ben integrate nell’insieme, ma conservando la propria identità”, il monito di Francesco, che ha citato la costituzione ungherese: “La libertà individuale può svilupparsi solo nella collaborazione con gli altri”. E ancora: “Riteniamo che la nostra cultura nazionale sia un ricco contributo alla multicolore unità europea”.

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