Papa in Ungheria: incontro clero, “no” a catastrofismo, disfattismo e conformismo. “Cadere nella mondanità è il peggio”

“Guardare alle tempeste che a volte si abbattono sul nostro mondo, ai cambiamenti rapidi e continui della società e alla stessa crisi di fede dell’Occidente con uno sguardo che non cede alla rassegnazione”. E’ l’invito del Papa al clero ungherese, incontrato nella concattedrale di Santo Stefano a Budapest. Due i pericoli ravvisati da Francesco: il rinchiudersi “nelle nostre oasi religiose, comode e tranquille” o al contrario adeguarsi “ai venti cangianti della modernità, che è il peggio che può accadere alla Chiesa: una Chiesa mondana”. Di qui la necessità di guardarsi da due tentazioni: “una lettura catastrofista della storia presente, che si nutre del disfattismo di chi ripete che tutto è perduto, che non ci sono più i valori di una volta, che non si sa dove andremo a finire”, e sull’altro versante “una lettura ingenua del proprio tempo, che invece si fonda sulla comodità del conformismo e ci fa credere che in fondo vada tutto bene, che il mondo ormai è cambiato e bisogna adeguarsi, senza discernimento: è brutto quello”. “Siamo chiamati a un’accoglienza aperta alla profezia”, la tesi del Papa, cioè ad “imparare a riconoscere i segni della presenza di Dio nella realtà, anche laddove essa non appare esplicitamente segnata dallo spirito cristiano e ci viene incontro con il suo carattere di sfida o di interrogativo. E, al contempo, si tratta di interpretare tutto alla luce del Vangelo senza farsi mondanizzare, ma come annunciatori e testimoni della profezia cristiana”. “State attenti al processo di mondanizzazione: cadere nella mondanità forse è il peggio che può accadere a una comunità cristiana”, ha aggiunto a braccio.

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