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Media: Rapporto Liberties 2023. Limiti al pluralismo, violenze e minacce ai giornalisti. Il caso-Italia

“Le aggressioni fisiche, spesso da parte della polizia, e le cause legali contro i giornalisti sono in aumento, le norme sulla protezione dei dati vengono abusate per limitare la libertà di informazione, la concentrazione incontrastata della proprietà dei media minaccia il pluralismo, la sicurezza nazionale viene usata come pretesto per leggi che limitano la libertà di parola”: i problemi segnalati nell’anno precedente nella maggior parte dei Paesi dell’Ue rimangono irrisolti e in alcuni casi sono addirittura peggiorati nel 2022, secondo il Rapporto Liberties sulla libertà dei media 2023 pubblicato oggi. “In Italia la preoccupazione maggiore è quella legata, da una parte, alle querele temerarie contro i giornalisti, che ne mettono a rischio il lavoro, soprattutto considerando che, in alcuni casi, queste cause sono state promosse da persone che ora ricoprono ruoli cardine al governo del Paese; dall’altra dalla costante politicizzazione della televisione pubblica, che mina la libertà dei giornalisti”. Realizzato da più di 20 organizzazioni per le libertà civili di tutta l’Unione europea, il Rapporto presenta – secondo gli estensori – prove e analizza i principali sviluppi della libertà e del pluralismo dei media, della sicurezza e della protezione dei giornalisti e della libertà di espressione e di informazione nel 2022, “anno in cui i mercati dei media sono stati plasmati non solo da normative fondamentali come l’adozione della Legge sui servizi digitali e della Legge sui mercati digitali o la proposta di Legge europea sulla libertà dei media, ma anche dall’invasione (e dalla disinformazione) della Russia in Ucraina o dalle elezioni generali in Bulgaria, Ungheria, Italia, Slovenia o Svezia”.

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