Parlamento Ue: “case green” ma non troppo. Passata proposta di legge per prestazione energetica edifici. Le voci degli eurodeputati italiani

foto SIR/Marco Calvarese

Il dibattito sulla proposta di legge per la prestazione energetica degli edifici, che ha preso il nome di “case green”, andato in scena nel Parlamento europeo nella giornata di ieri, divide gli eurodeputati italiani. Si tratta del mandato negoziale su una proposta di legge per aumentare il tasso di ristrutturazioni degli edifici e ridurre consumo energetico ed emissioni nel settore edilizio. Alcuni eurodeputati italiani hanno incontrato la stampa per spiegare le loro posizioni. Ad eccezione di Isabella Tovaglieri di Id-Lega, che ha manifestato la sua profonda delusione sul testo votato dall’aula, prevedendo – ha sostenuto – spese a danno dei cittadini, gli altri parlamentari sono apparsi più o meno soddisfatti dalla votazione, compreso Pietro Fiocchi di Ecr-FdI, che ha dichiarato di aver votato contro più per posizione del gruppo che per convinzione, ribadendo i timori legati all’aumento dei costi per i cittadini e la scarsità di disponibilità tecniche ed umane per eseguire i lavori. Anche Massimiliano Salini di Ppe-Fi ha confermato la contrarietà ad una proposta di legge che, pur stando dentro il pacchetto “Green deal che ha un ottimo scopo”, rischia di dividere l’Europa piuttosto che unirla nella transizione energetica. Patrizia Toia di S&D-Pd si è detta felice per alcuni emendamenti passati sulla ricerca di risorse utili a finanziare l’operazione ma delusa da quelli bocciati, così come Nicola Danti di Renew-Iv, che avrebbe preferito vedere passare gli emendamenti che prevedano tempi di attuazione più lunghi per evitare di ripetere l’errore del 110% in Italia. Una base che rappresenta una grande opportunità per privati ed aziende, questo il punto di vista di Ignazio Corrao dei Verdi/Ale; sulla stessa linea di Tiziana Beghin di Ni-M5S, che ha ribadito l’importanza di una posizione comune e la necessità di un fondo sul modello del Recovery fund. Si evidenzia dunque una divisione a Strasburgo nella cosiddetta “maggioranza Ursula”, con il partito popolare, i conservatori e la destra contrarie al provvedimento, mentre socialdemocratici favorevoli assieme ai verdi. Il governo italiano si è già detto contrario a questo percorso verso le “case green”.

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