Intelligenza artificiale: p. Benanti, “pandemia e lockdown risveglio per le coscienze digitali come Chernobyl per quelle ambientali”

“Abbiamo delle intelligenze artificiali che sono molto abili a elaborare un paradigma di risk assessment su chi chiede un prestito. Ecco che la fiducia, il valore di una persona non è più affidata all’uomo ma a un sistema di Intelligenza artificiale (Ai) che è come un microscopio che analizza e ci racconta le correlazioni tra i dati”. Lo scrive p. Paolo Benanti, teologo, esperto in bioetica ed etica delle tecnologie, docente alla Gregoriana, nel numero di marzo di Vita pastorale, anticipato al Sir. “Un sistema di Ai non è mai neutrale – osserva -, è una narrativa di dati tenuti insieme grazie alla prospettiva di chi l’ha programmato. Nei confronti del settore economico finanziario ha un impatto importante”. P. Benanti evidenzia che “se negli anni ’50 si andava dal direttore di banca, oggi è un flag che si accende sullo schermo a decidere se si è affidabili”. “Ciò che sta alla base del valore etico e finanziario che è una mediazione di fiducia dell’uomo oggi viene intermediato da una macchina. Possiamo avere delle macchine che semplicemente amplificano le capacità di giudizio della persona o possiamo avere delle macchine a cui diamo totale fiducia, eliminando il giudizio fallace dell’uomo. La scelta di una delle due macchine è una decisione politica e business, non è una scelta puramente tecnologica e di programmazione che semplicemente ottimizza il processo”.
Infine, l’esperto sottolinea come “in questa trasformazione dell’etica la società civile ha grande voce in capitolo”. “Penso alla stessa coscienza civile che ha preteso scelte ecologiche e adesso ci siamo arrivati. Tutto parte da un livello di consapevolezza del nostro presente. La pandemia e i lockdown hanno risvegliato le coscienze digitali un po’ come aveva fatto Chernobyl per le coscienze ambientali”.

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