Terremoto in Turchia e Siria: Oxfam, interventi sul territorio per soccorrere due milioni di persone

Mentre continua a crescere il bilancio delle vittime causate dal terremoto che ha devastato Siria e Turchia, Oxfam è al lavoro per soccorrere 2 milioni di persone, il 10% della popolazione colpita nei due Paesi. Drammatica la situazione in Turchia dove il sisma ha colpito 13 milioni di persone – 1 abitante su 6 – oltre 12 mila edifici sono stati distrutti e molti altri rischiano di crollare, le strade sono inservibili, e dopo il 6 febbraio sono state registrate quasi 300 scosse di assestamento. Ad Hatay, una delle città più colpite, sono rimasti in piedi solo tre ospedali.
“Eravamo terrorizzati, non credevo ce l’avremmo fatta – racconta Ali, che vive con quattro figli a Gaziantep –. Sembrava che i muri di casa ci venissero addosso. È stato uno dei giorni più brutti della mia vita”. “In questo momento tantissimi vivono in auto, nelle moschee, nelle tende, per resistere al gelo della notte hanno solo fuochi accesi per strada – spiega Stefania Morra, responsabile del programma di azione umanitaria di Oxfam Italia –. I rifugi allestiti per ospitare chi non ha più una casa, sono sovraffollati. Molti hanno paura di nuovi terremoti e vogliono andarsene, in centinaia di migliaia sono già stati evacuati. Secondo le stime per far fronte all’emergenza potrebbe volerci almeno 1 anno, ma la realtà è che le conseguenze di questa tragedia si faranno sentire per molti anni a venire”.
In Turchia, Oxfam è al lavoro in queste ore, insieme a decine di organizzazioni locali e cooperative femminili per fornire cibo, riparo e aiuto piscologico ai sopravvissuti nelle aree più colpite, tra cui Gaziantep, Hatay e Mardin. Con l’obiettivo di raggiungere 1,5 milioni di persone.
“I nostri team sul campo sono preparati a rispondere a questo tipo di emergenza, essendo già intervenuti dopo il terremoto del ’99, ma le difficoltà per portare gli aiuti di cui c’è bisogno, in questo momento sono enormi – continua Morra –. Molte linee di comunicazione sono interrotte e il numero delle vittime è straziante, basti pensare che i materiali per dare sepoltura alle vittime stanno finendo”.

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