Giornata del malato: mons. Parisi (Lamezia Terme), “curando la carne dei sofferenti, noi curiamo la carne stessa di Cristo”

“Per vedere il volto di Dio, non dobbiamo andare lontano. Noi vediamo il volto di Dio Padre nella carne di Gesù sofferente e crocifissa. Noi vediamo il volto del Signore nei nostri ammalati, nei deboli, nei sofferenti. Lo ha detto Papa Francesco, dobbiamo ripeterlo fino all’eternità: se vogliamo servire veramente Gesù Cristo, dobbiamo inginocchiarci e curare i poveri, gli ultimi, i sofferenti, gli ammalati. Curando la loro carne, noi curiamo la carne stessa di Cristo; assistendo queste persone, noi assistiamo il Signore”. Lo ha affermato il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto in cattedrale in occasione della XXXI Giornata mondiale del malato. La liturgia è stata animata dai volontari dell’Unitalsi, presenti insieme a una rappresentanza degli studenti del liceo “Campanella”
“Come facciamo a disprezzare gli altri – ha domandato il presule –, come facciamo a considerarli un peso, se noi stessi, prima o poi, potremmo trovarci nella loro stessa situazione di sofferenza? Se noi stessi potremmo trovarci nelle condizioni di aver bisogno di una carezza, di tenerezza, di consolazione, di servizio?”. “Sono parole – ha spiegato – che fanno parte della storia dell’Unitalsi e fanno parte della storia della nostra umanità”.
Soffermandosi sulla pagina evangelica della liturgia domenicale, il vescovo ha sottolineato come “Gesù è venuto a comunicarci una novità: il rapporto tra il credente e Dio non si misura più dalla pratica fredda ed esteriore dei comandamenti, ma nell’incontro e nella relazione con il Signore Gesù”. “La fede – ha continuato – è il rapporto ‘a tu per tu’ con il Signore. Il volto di Dio è rivelato pienamente dal Figlio Gesù: guardando il Signore, noi scopriamo il volto del Padre”. “Sia questa pagina evangelica della speranza e della carità – ha concluso Parisi – ad animare il vostro servizio come Unitalsi e la nostra vita di persone che non rinunciano ad incontrare gli altri e a far sentire, attraverso di noi, la passione di Dio per gli ultimi, per i bisognosi, per gli ammalati”.

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