Sinodo: Casarini, “in mezzo al mare si incontrano due povertà, una materiale e l’altra spirituale”

“Mi sento un privilegiato, perché in un mondo dove si fa a gara a chi uccide più gente, dominato dall’odio, soccorrere una vita, abbracciare un fratello o una sorella in mezzo al mare è un dono infinito, che cambia la vita e ha cambiato la mia”. È la testimonianza di Luca Casarini, capo missione della “Mediterranea Saving Humans”, l’unica nave di soccorso civile nel Mediterraneo centrale con bandiera italiana. Durante il briefing di oggi in Sala stampa vaticana, Casarini, invitato speciale al Sinodo sulla sinodalità, ha fatto notare come “il tema della povertà può sembrare un discorso scontato: chi è che non dice ‘voglio aiutare i poveri’? Lo dicono anche quelli che li uccidono”. “Ma in realtà noi in mezzo al mare, da soli, incontriamo in un punto preciso i nostri fratelli e sorelle – ha proseguito Casarini a proposito degli oltre 2.500 morti, da gennaio ad oggi, nel Mediterraneo centrale – e in quel momento si incontrano due povertà: noi siamo poveri di spirito. In questo nostro mondo occidentale, dove consideriamo normale l’orrore, vuol dire che siamo caduti in una povertà desolante. In mezzo al mare si incontrano due povertà: una materiale, economica, sociale, di discriminazione, di persone costrette a lasciare l’unica ricchezza che hanno –  la loro  terra, la loro memoria, la loro famiglia – e incontriamo un’altra povertà, che è una povertà spirituale, quella del nostro mondo occidentale dove non siamo più capaci di piangere per un bambino che muore. E queste due povertà si aiutano l’una con l’altra, è questa la cosa grande che avviene in mare. E quando si aiutano l’un l’altra, fanno spazio a qualcosa che dovremmo ricercare disperatamente nel mondo dell’odio: l’amore. Io ho così ho incontrato Gesù e Dio”. “Anche le conversioni possono essere di moda, ma non l’orrore”, ha commentato Casarini: “L’orrore è troppo più grande, si è strutturato in questo mondo. Abbiamo bisogno di amore, di praticare l’amore, di pensare che le persone da soccorrere in mare sono nostri fratelli e sorelle”. “Al Sinodo considero tutti fratelli e sorelle”, ha testimoniato Casarini: “Sto imparando a trasformare il rancore, il risentimento, caso mai, in pietà o in qualcos’altro. È finito il temo dell’odio e del rancore: i padri sinodali mi stanno insegnando cosa significa mettersi nei panni dell’altro e vedere cosa accade. Non dobbiamo aspettarci di dover risolvere tutto noi, ma c’è lo Spirito Santo che agisce”. “Il silenzio non è uno spazio vuoto”, ha affermato Casarini, apprezzando l’impostazione che Papa Francesco ha dato al Sinodo: “È uno spazio, e questo spazio, se siamo disposti, si riempie anche di ispirazione, di predisposizione, di riflessione. Non ho risposto a nessun giornalista, sono d’accordo con Papa Francesco e la sua richiesta di un digiuno dalla parola pubblica: non è questione di non informare, ma di avere dei tempi. Il discernimento non è una decisione a maggioranza, è un percorso”.

 

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