Sinodo: card. Lacroix, “l’oggetto non sono le questioni dottrinali, ma l’apprendere a camminare, ascoltare e discernere insieme”

“L’oggetto di questo Sinodo non sono le questioni dottrinali, ma l’apprendere a camminare, ad ascoltare e discernere insieme, e così facendo affrontare tutte le questioni che interpellano la Chiesa”. A precisarlo è stato il card. Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada) e membro del Consiglio ordinario, nel briefing odierno in Sala stampa vaticana sul Sinodo sulla sinodalità, in corso in Aula Paolo VI fino al 29 ottobre. “Quello che trovo sorprendente di questo metodo sinodale voluto dal Santo Padre è che ognuno ha l’umiltà di non avere la verità definitiva, ma la volontà di trovare convergenze per camminare insieme. Ciascuno è veramente libero di esprimersi perché sa di essere ascoltato, e questo è un grande cambiamento”. Il cardinale, al suo quarto Sinodo, si è detto “molto toccato” dalla “metodologia orientata all’ascolto” scelta da Bergoglio: “È ciò che ci permette di aprici agli altri, ci mette in una attitudine di attesa e ci dispone ai cuori degli altri. Ci permette non solo di condividere le nostre convinzioni, ma anche di rivedere, aggiustare, perfezionare il nostro pensiero proprio ascoltando gli altri. La nostra diversità ci unisce: ci permette di crescere nella comunione e nella partecipazione”. Lacroix ha citato in particolare una parola, per lui nuova, citata nell’Instrumentum laboris: “incompiutezza”, che vuol dire che “nessuno è completo in se stesso, abbiamo tutti bisogno degli altri, ci completiamo”: “Il Sinodo – ha testimoniato – ci permette di gustare questa ricchezza. Papa Francesco ci ha detto che dobbiamo considerarci come un’orchestra sinfonica. Ne facciamo esperienza qui, ma anche nelle nostre parrocchie, nelle assemblee nazionali e continentali. È la bellezza della diversità delle nostre tradizioni che prende tempo per riflettere, ascoltare e discernere ciò che il Signore dice alla nostra missione in questo momento preciso della storia”. L’intenzione, ha sintetizzato il cardinale, è quella di “condividere a partire dalla realtà concreta della vita e di mettere in discussione il nostro modo di essere insieme nel mondo. Abbiamo bisogno di purificazione e di conversione, di un cambiamento di attitudini per vivere la realtà del Vangelo e testimoniare la bellezza della vita cristiana per trasformare il mondo. Tutto ciò non ci allontana, ma ci immerge nel mondo reale, nelle sofferenze delle persone: Israele e la Palestina, l’Africa, i cambiamenti climatici, tutto ci interessa. Papa Francesco ci chiede con urgenza se siamo capaci, come Chiesa, di essere uniti, camminare e discernere su come affrontare queste sfide, come portare al mondo la speranza e la giustizia di cui il mondo ha tanto bisogno. Prima del peccato originale c’era l’amore originale: Dio non ha creato un mondo diviso, ma unificato dall’amore”. Al briefing ha preso la parola anche Grace Wrakia, testimone del processo sinodale proveniente da una piccola città di Papua Nuova Guinea: “Noi viviamo la sinodalità, viviamo in comunione. Nelle nostre comunità ognuno parla, anche le donne. Viviamo in comunione: le nostre famiglie non sono chiuse, ma molto estese, oltre i legami di sangue, etnici, geografici. Per noi la relazionalità è molto importante: costruiamo relazioni non solo con le persone che parlano come noi, ma che condividono le loro idee con noi. Siamo orgogliosi della nostra identità, che la nostra generazione vuole mantenere”. “Dobbiamo ascoltare le culture indigene”, l’appello.

 

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa