Parlamento Ue: Draghi, “vogliamo essere in prima linea per disegnare la nuova Europa, più forte, coesa, sovrana”

(Strasburgo) “Già oggi la guerra sta avendo un impatto profondo sui nostri Paesi. Dall’inizio del conflitto, circa 5,3 milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina verso l’Unione europea – soprattutto donne e bambini. È più del doppio del numero di rifugiati presenti nell’Unione alla fine del 2020 – circa 2,5 milioni”. L’Italia, ha detto il premier Mario Draghi nell’emiciclo di Strasburgo, “crede nei valori europei dell’accoglienza e della solidarietà. Abbiamo accolto oltre 105.000 rifugiati ucraini, grazie alla generosità delle famiglie, dei volontari, delle organizzazioni non governative – a cui va il mio più profondo ringraziamento. Altri Paesi – tra cui Polonia, Romania, Germania, Slovacchia – hanno fatto sforzi ancora maggiori. Molti rifugiati vogliono ritornare presto a casa e alcuni hanno già iniziato a farlo. Tuttavia, non sappiamo in che modo evolverà il conflitto, né quanto durerà. Dobbiamo essere pronti a dare continuità al nostro slancio iniziale di accoglienza perché i rifugiati ucraini si integrino al meglio nelle nostre società”.
Draghi si è poi a lungo concentrato sulle ricadute economiche, alimentari ed energetiche della guerra. “Ciascuna di queste crisi richiederebbe una reazione forte da parte dell’Unione europea. La loro somma ci impone un’accelerazione decisa nel processo di integrazione. Nei prossimi mesi dobbiamo mostrare ai cittadini europei che siamo in grado di guidare un’Europa all’altezza dei suoi valori, della sua storia, del suo ruolo nel mondo. Un’Europa più forte, coesa, sovrana – capace di prendere il futuro nelle proprie mani”.
Più oltre il premier italiano ha dichiarato: “Abbiamo costruito istituzioni democratiche comuni, come questo Parlamento, in cui raggiungere decisioni condivise e con cui far valere il rispetto dei diritti fondamentali. Abbiamo reso l’Unione europea uno spazio non solo economico, ma di difesa dei diritti e della dignità dell’uomo. È un’eredità che non dobbiamo dissipare, di fronte alla quale non possiamo arretrare”. “Il 9 maggio si conclude la Conferenza sul futuro dell’Europa e la Dichiarazione finale ci chiede di essere molto ambiziosi. Vogliamo essere in prima linea per disegnare la nuova Europa”.

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