Famiglia: Khomtsii (Leopoli), “in due mesi di guerra scatenata dalla Russia, famiglie vittime di crudeltà senza precedenti”

“Vi saluto da Leopoli, dall’Ucraina, dove da quasi due mesi va avanti la guerra su vasta scala della Federazione russa contro la sovranità dell’Ucraina e contro la popolazione civile del nostro Paese”. Ha esordito così Iaryna Leopoli), presidente dell’associazione no-profit Damo Radu e coordinatrice Patronato Acli di Leopoli, intervenendo al convegno online promosso questo pomeriggio dalle Acli sul tema “Famiglie costruttrici di pace”. Una guerra, ha precisato, “già iniziata nel 2014 con l’annessione della penisola di Crimea”. Oggi, ha proseguito, “tutto il mondo democratico sta guardando e sperando nell’instaurazione di una pace giusta e nella fine della guerra e di queste crudeltà senza precedenti: uccisioni, torture, stupri, assedi di città pacifiche e uso di armi illecite. Le fondamenta dell’ordine mondiale e della sicurezza internazionale sono state violate. Come ucraina, ringrazio tutti coloro che stanno collaborando alla vittoria della democrazia e della pace in campo militare, economico, diplomatico, informativo e in ogni altro modo”. Nel richiamare il forte movimento migratorio verso l’Italia e altri Paesi europei iniziato alla fine del secolo scorso, “principalmente dovuto a motivi economici” Khomtsii ha raccontato: “Nel 2010, in risposta alle sfide della migrazione verso l’Italia, all’interno dell’organizzazione di beneficenza Zaporuka abbiamo iniziato a realizzare un progetto transnazionale ucraino-italiano, che ha fornito supporto ai migranti in Ucraina e in Italia”. “Ora le famiglie dei migranti dall’Ucraina si trovano ad affrontare nuove sfide legate alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Molte famiglie sono state costrette a fuggire dalle loro case per motivi di sicurezza, perché le loro città sono minacciate o sotto assedio; molte hanno perso casa e lavoro perché i loro edifici sono stati distrutti e non hanno più un posto dove vivere. Gli uomini in età militare dai 18 ai 60 anni rimangono in Ucraina, e un gran numero di donne (di solito giovani e ben istruite), con bambini e parenti anziani, si sono trasferite verso l’Ucraina occidentale o più spesso all’estero”. Così “la questione delle famiglie transnazionali è entrata in un nuovo cerchio, portando con sé tutte le sfide precedenti e aggiungendone di nuove in materia di sicurezza. Attualmente, secondo varie stime, da 3 a 5 milioni di ucraini hanno lasciato l’Ucraina; alcuni di loro stanno tornando, ma alcuni rimarranno all’estero e hanno bisogno di sostegno a tutti i livelli”. Di qui il ringraziamento a “Italia, Europa unita e mondo democratico per il supporto significativo e ampio che i nostri concittadini stanno già ricevendo. Che la pace sia veloce, piena e giusta”.

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