Papa Francesco: Angelus, “guerra non è castigo di Dio”, “da Dio non può mai venire il male”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Quando la cronaca nera ci opprime e ci sentiamo impotenti dinanzi al male, spesso viene da chiedersi: si tratta forse di un castigo di Dio? È Lui a mandare una guerra o una pandemia per punirci dei nostri peccati? E perché il Signore non interviene?”. A chiederselo è stato il Papa, durante l’Angelus di ieri, in cui – davanti a circa 30mila persone – ha lanciato un forte monito: “Dobbiamo stare attenti: quando il male ci opprime rischiamo di perdere lucidità e, per trovare una risposta facile a quanto non riusciamo a spiegarci, finiamo per incolpare Dio. E tante volte la brutta e cattiva abitudine delle bestemmie viene da qui”. “Quante volte attribuiamo a lui le nostre disgrazie, attribuiamo le sventure del mondo a lui che, invece, ci lascia sempre liberi e dunque non interviene mai imponendosi, solo proponendosi”, ha lamentato Francesco: “A lui che non usa mai violenza e, anzi, soffre per noi e con noi! Gesù, infatti, rifiuta e contesta con forza l’idea di imputare a Dio i nostri mali. Da Dio non può mai venire il male perché egli non ci tratta secondo i nostri peccati, ma secondo la sua misericordia. È lo stile di Dio. Non può trattarci altrimenti. Sempre ci tratta con misericordia”. “Invece di incolpare Dio, dice Gesù, bisogna guardarsi dentro”, l’indicazione del Papa: “È il peccato che produce la morte; sono i nostri egoismi a lacerare le relazioni; sono le nostre scelte sbagliate e violente a scatenare il male”. La vera soluzione, quindi, è la conversione, “un invito pressante, specialmente in questo tempo di Quaresima”. “Accogliamolo con cuore aperto. Convertiamoci dal male, rinunciamo a quel peccato che ci seduce, apriamoci alla logica del Vangelo: perché, dove regnano l’amore e la fraternità, il male non ha più potere!”, l’invito del Papa: “Dobbiamo pensare alla pazienza di Dio, la pazienza che Dio ha verso di noi. Ci offre l’immagine consolante di un albero di fichi che non porta frutti nel periodo stabilito, ma che non viene tagliato: gli si concede altro tempo, un’altra possibilità. A me piace pensare che un bel nome di Dio sarebbe ‘il Dio di un’altra possibilità’: sempre ci dà un’altra opportunità, sempre, sempre. Così è la sua misericordia. Così fa il Signore con noi: non ci taglia fuori dal suo amore, non si perde d’animo, non si stanca di ridarci fiducia con tenerezza. Come il migliore dei papà, non vede i risultati che non hai ancora raggiunto, ma i frutti che potrai ancora portare; non tiene il conto delle tue mancanze, ma incoraggia le tue possibilità; non si sofferma sul tuo passato, ma scommette con fiducia sul tuo futuro”.

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