Ucraina: Lucca, accolti un centinaio di profughi in strutture della diocesi e in alloggi messi a disposizione dai privati

Sul territorio della diocesi di Lucca sono 96 i profughi ucraini accolti in strutture della Chiesa locale o in alloggi che privati hanno messo a disposizione. I dati, aggiornati a ieri, sono stati diffusi dalla stessa diocesi spiegando che le persone ospitate sono per lo più mamme con figli: 74 sono alloggiate nella Piana di Lucca, 22 in Versilia. “I numeri dei profughi – viene precisato – sono comunque in continuo e costante aumento”.
“Grazie alle offerte arrivate e che generosamente continuano ad arrivare in diocesi – si sottolinea – la Caritas diocesana può andare incontro alle prime necessità delle persone cui trova alloggio. Inoltre per i proprietari che mettono gratuitamente (cioè senza affitto) a disposizione i propri spazi, può garantire se richiesto un rimborso forfettario per le spese di luce, acqua e gas”. “Ma è necessario da parte di tutti un surplus di generosità – l’appello accorato – e chiediamo in particolare di portare presso i Centri di ascolto della Caritas su tutto il territorio diocesano i seguenti beni di prima necessità dentro sacchi o scatole su cui scrivere sopra ‘Ucraina’: generi alimentari a lunga conservazione; assorbenti igienici femminili; pannolini neonato; prodotti per l’igiene personale; scarpe nuove adulto e bambino (soprattutto calzature femminili per adulto); pantofole nuove; biancheria intima nuova; giocattoli in perfetto stato e opportunamente sanificati; vestiti in perfetto stato e opportunamente lavati con preferenza per donne e bambini. Questi beni saranno distribuiti ai profughi arrivati e in arrivo sul nostro territorio”.
“È bene inoltre specificare – prosegue la nota – che la sistemazione temporanea che con l’impegno di Caritas la diocesi dà ai profughi è frutto della bella generosità di molti, permette di attutire l’impatto degli arrivi, offre sistemazioni piccole e decorose adatte ai nuclei familiari che arrivano. È tuttavia opportuno pensare che questa emergenza potrebbe durare con tempi medio lunghi. Pertanto chi arriva, e non può appoggiarsi a parenti o amici, va indirizzato ad utilizzare il circuito delle accoglienze previsto dal nostro ordinamento: i Cas, centri di accoglienza straordinaria, e il Sai, Sistema di accoglienza integrata”. “L’azione che la diocesi porta avanti – viene assicurato – è anche di indirizzare verso questi percorsi in modo coordinato e in piena collaborazione con le autorità pubbliche”.

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