Tratta: Università Gregoriana, “quale ruolo per le religioni?”. Conferenza internazionale il 25 e il 26 febbraio

“Sradicare la schiavitù moderna. Quale ruolo per le religioni? Prospettive e pratiche internazionali e locali” è il titolo della conferenza internazionale che si svolgerà a Roma alla Pontificia Università Gregoriana il 25 febbraio (14-19,30) e il 26 febbraio (9-13). Studiosi, leader religiosi e professionisti discuteranno della schiavitù moderna – dalla tratta di esseri umani alle pratiche di lavoro forzato – e rifletteranno su come le istituzioni religiose e laiche possono collaborare per potenziare e accompagnare i più vulnerabili e contrastare efficacemente il fenomeno. In particolare, la conferenza cercherà di “aumentare la consapevolezza del pubblico sulla questione della schiavitù moderna, compresi i diversi concetti che si usano oggi per identificare le forme contemporanee di sfruttamento; esplorare i vari ruoli, responsabilità e risposte dei gruppi religiosi nella prevenzione della schiavitù moderna e nell’accompagnamento di coloro che sono stati sfruttati, così come le risorse spirituali e concettuali offerte dalla fede a coloro che sono impegnati in tali sforzi”. Interverranno: il card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento; Tomoya Obokata, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di schiavitù; David Hollenbach, docente della “Walsh school of foreign service” presso la Georgetown University; Eugenia Bonetti, fondatrice e presidente della Ong “Slaves no more”; Marco Omizzolo, sociologo dell’Eurispes e docente presso Sapienza Università di Roma; sceicco Armiyawo Shaibu, portavoce del capo nazionale Imam del Ghana; Cristina Molfetta, ricercatrice presso la Fondazione Migrantes; Jean-René Bilongo, rappresentante sindacale Flai-Cgil; Gianfranco Della Valle, Italian national anti-trafficking hotline. Secondo le stime globali della schiavitù moderna, più di 40 milioni di persone sono rimaste intrappolate nella schiavitù moderna in un dato giorno nel 2016. Tra questi, 15,4 milioni erano in un matrimonio forzato e quasi 25 milioni subivano lo sfruttamento lavorativo.

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