Incontro vescovi e sindaci del Mediterraneo: card. Bassetti, “popolazioni inermi troppo spesso in ostaggio di guerre e tensioni che sembrano non avere mai una via d’uscita”

(da Firenze) “Il fatto di abitare nello stesso spazio mediterraneo e attingere alle medesime risorse deve generare necessariamente competizione e violenza? No, non è una necessità: è vero il contrario”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nella prolusione di apertura dell’incontro tra i vescovi e sindaci del Mediterraneo che si è aperto oggi a Firenze.” L’accresciuta interdipendenza dei popoli se ben guidata è, infatti, una grande opportunità di crescita dell’umanità”, la tesi del cardinale, secondo il quale “come comunità cristiane abbiamo il dovere morale e il compito missionario di favorire e promuovere, con fede e coraggio, nuovi equilibri internazionali basati, prima di tutto, sulla difesa e la valorizzazione della persona umana, oltre che su una solidarietà fattiva e concreta”. “L’attuale sistema internazionale non sembra aiutare la crescita e lo sviluppo integrale dei popoli del Mediterraneo”, l’analisi del presidente della Cei: “La cornice geopolitica nei quali essi sono inseriti influenza notevolmente la loro vita interna, lo sviluppo economico e non sempre favorisce il rispetto dei diritti umani. Sono ormai molte le crisi che coinvolgono il Mediterraneo: penso, per esempio, ad alcune aree dei Balcani, del Medio Oriente, del Maghreb e, per ultimo, al Mar Nero che è storicamente, culturalmente, politicamente e anche spiritualmente parte integrante del Mediterraneo”. “Tutti abbiamo vissuto l’incubo della guerra fredda e abbiamo davanti agli occhi le scene festose dell’abbattimento del muro di Berlino”, ha sottolineato il cardinale: “Ma cosa è successo dopo? Già a partire dal 1991, con la prima guerra del Golfo che san Giovanni Paolo II condannò – inascoltato – con tutta la sua forza, siamo entrati progressivamente in un contesto di disordine internazionale in cui le ferite dei popoli si sono moltiplicate. In tante parti della nostra area mediterranea, intere generazioni sono nate e cresciute nella violenza, con cicatrici visibili per molti decenni a venire. Purtroppo, al crollo del comunismo non è prevalso un periodo di pace e di armonia sociale. Al contrario, sono aumentate le contraddizioni e i conflitti regionali in molte zone del pianeta. Anche la globalizzazione culturale che ha esportato nel mondo uno stile di vita occidentale spesso non ha prodotto consenso tra le popolazioni e non ha neanche generato una ricchezza diffusa”.

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