Migranti: Medu, “sbarco selettivo e parziale, in contrasto con il diritto marittimo e internazionale”

“Uno sbarco selettivo e parziale, in contrasto con le convenzioni di diritto marittimo e con il diritto internazionale”. Lo afferma Medici per i diritti umani (Medu), segue “con apprensione e indignazione” la vicenda che coinvolge i 751 migranti tratti in salvo dalle navi umanitarie Geo Barents, Humanity 1, Rise Above e Ocean Viking, che si sta dirigendo verso il porto di Marsiglia, in Francia. A 2 giorni dall’arrivo al porto di Catania, a 50 persone in condizioni di salute particolarmente critiche, è stato concesso di sbarcare, mentre 250 sono ancora a bordo. Da otto anni i team di Medu operano in Sicilia e in altre regioni di Italia, fornendo assistenza medico-psicologica alle persone sopravvissute e tortura e trattamenti inumani e degradanti, in collaborazione con il Fondo delle Nazioni Unite per le Vittime di Tortura e l’Alto Commissario Onu per i rifugiati. Sulla base dei dati raccolti dai medici e psicologi dei diversi progetti di Medu, oltre il 90% dei migranti e richiedenti asilo giunti in Italia negli ultimi 10 anni dalle rotte africane ed asiatiche è sopravvissuto a torture, trattamenti inumani e gravi violenze occorse sia nei paesi di origine che lungo i percorsi migratori, in particolare e in modo sistematico in Libia. “Si tratta in 9 casi su 10 di traumi estremi, che generano profonde ferite visibili, ma anche invisibili, dal momento che non sempre le torture si accompagnano a segni fisici tangibili- sottolinea Medu -. Separare corpo e psiche, sottovalutando gli effetti del trauma sulla salute, non solo rappresenta un grave errore dal punto di vista sanitario, ma risulta in contraddizione con le Linee Guida per l’assistenza, la riabilitazione e il trattamento dei disturbi psichici dei rifugiati e delle vittime di tortura, adottate dallo stesso Ministero della Salute con Decreto ministeriale del 3 aprile 2017, le quali sottolineano come tutti i rifugiati siano da considerarsi soggetti potenzialmente vulnerabili, poiché l’esilio è di per sé un’esperienza di tipo traumatico”. Inoltre, in assenza di mediatori interculturali, di spazi adeguati a bordo delle navi e di personale specialistico, in particolare in tema di salute mentale, “appare difficile condurre un triage clinico esaustivo e in grado di rilevare con accuratezza le vulnerabilità psico-fisiche di persone con ogni probabilità altamente traumatizzate, che possono presentare quadri clinici psicopatologici manifesti, latenti o sub-clinici”. Medu chiede di consentire “lo sbarco immediato di tutte le persone presenti a bordo delle navi di salvataggio, garantendo la presenza di personale medico specializzato e la possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale”.

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