Istruzione: Bologna, riparte il doposcuola di Scholé. Aiuterà ragazzi di 15 nazioni diverse

Al via anche quest’anno, come da vent’anni, il doposcuola non profit di Bologna, per aiutare nello studio giovani delle superiori, provenienti da tutto il mondo. Ci sono russi e ucraini. Musulmani e ortodossi. Europei, asiatici e africani. Sono le varie radici familiari e nazionali dei ragazzi e ragazze delle superiori di Bologna che si sono da poco rivolti al doposcuola non profit Scholé, in via Zaccherini Alvisi, per essere aiutati nello studio. Anche per l’apprendimento della stessa lingua italiana.
Le nazioni di provenienza, diretta o dei genitori, sono per ora 15, Italia inclusa. E sono solo i primissimi ad essersi presentati, con l’avvio della scuola. I più numerosi, al momento, da Bangladesh, Pakistan, Russia. Per i volontari di Scholé – insegnanti in attività o in pensione, giornalisti, professionisti in vari campi, universitari – è una grande sfida educativa. Ed è anche un incontro multietnico vasto, impegnativo e, solo alcuni anni fa, imprevedibile. Quest’opera non profit ha aperto i battenti, sempre sulla spinta di volontari, da vent’anni. Ora, con l’inizio dell’anno scolastico, ha riaperto i propri spazi di accoglienza e studio, a due passi dal Sant’Orsola, per quattro pomeriggi alla settimana. E si privilegiano aiuti personalizzati. Il bisogno di aiuto nello studio del resto è aumentato, come l’esperienza di Scholé – e del circuito nazionale di Porto Franco, del quale Scholé è parte – documenta da anni. Così come è aumentato, tra gli adolescenti, il bisogno di integrazione, incontro, ricerca di un apprendimento che non sia un ostacolo insormontabile. Le scuole bolognesi di provenienza, sia del capoluogo che dei dintorni, sono molteplici: istituti professionali, tecnici, licei. La squadra di Scholé cerca di dare risposte alle molte domande in tutte le materie e non sempre è facile trovare le competenze necessarie. Ma la passione, confortata dai volti di questi ragazzi e dal loro desiderio di farcela, è sempre viva. La sfida educativa e la sfida dell’integrazione sono oramai strettamente e inscindibilmente connesse.

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