Santa Teresa di Calcutta: eletta patrona del “Cimic Group”. Mons. Marcianò (Omi) “la persona non può essere scartata né violata o usata”

Santa Teresa di Calcutta eletta patrona del “Multinational Cimic Group”, il reparto multinazionale interforze a guida italiana, operativo nel settore della cooperazione civile-militare a supporto dei contingenti dell’Alleanza Atlantica. Ieri, presso la caserma “M. Fiore” a Motta di Livenza (Tv), sede dell’organismo interforze, si è svolta la cerimonia di ufficializzazione del patronato. Per l’occasione l’ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò, ha presieduto una messa e collocato in una teca, nella cappella della caserma, una reliquia della santa. Nell’omelia l’arcivescovo castrense, ricordando l’opera di Madre Teresa verso i poveri, ha sottolineato come anche “la missione del Cimic rispecchia una simile esperienza. Posto a servizio di quei poveri incontrati nelle esperienze maturate nel corso delle operazioni di supporto alla pace – ha detto Marcianò – il vostro reparto si propone non solo vivere il dovere che il mondo militare impone, servizio di per sé già significativo alla persona, ma è chiamato ad andare più in profondità, ponendosi come obiettivi il collegamento civile-militare, il sostegno all’ambiente civile e il supporto alla forza e focalizzando in modo serio il tema della formazione. È la spinta ad accorgersi, come Madre Teresa, di un tesoro nascosto, che vi invita a tirar fuori un ‘di più’, nel grande compito al quale siete chiamati”. “L’incontro con il povero è incontro con una persona come me, come te; e la persona non può essere scartata né violata o usata: può solo essere amata”, ha rimarcato il presule. “È il ‘di più’ che fa la differenza tra il fare per l’altro e l’essere per l’altro, vivere totalmente per l’altro. E, se ci pensiamo, questo ‘di più’, che noi riusciamo a dare, aiuta il ‘di più’ che il povero stesso riesce a dare”. “Nella ‘cultura dello scarto’, oggi imperante, non si vive per l’altro ma si impone una deresponsabilizzazione che porta ad eliminare chi si ritiene essere scomodo; al contrario, nella ‘cultura della vita’, a cui siamo chiamati, si cerca instancabilmente la ricchezza nascosta in ogni persona, con la certezza che il limite, la povertà, il bisogno può diventare il volano di una rinascita sempre possibile”.

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