Cuba: Signis, “arrestati vengano liberati immediatamente”. Serve “riconciliazione, dialogo e rispetto della libertà di espressione”

(Foto ANSA/SIR)

“Un appello urgente alla riconciliazione, al dialogo e al rispetto della libertà di espressione a Cuba”. A lanciarlo è, oggi, il board di Signis, in comunione con la Chiesa a Cuba, con la regione Signis America Latina e Caraibi e con l’organizzazione nazionale Signis-Cuba.
“Chiediamo anche l’immediata liberazione di quelle persone arrestate durante le manifestazioni pacifiche a Cuba l’11 luglio”, si legge in una nota. “Le nostre preghiere e le nostre azioni di comunicatori sono e saranno solidali con tutti loro e con le loro famiglie e amici, che vivono nell’angoscia e l’incertezza di non conoscere le loro attuali condizioni”.
“Come organizzazione al cui centro c’è la fede nel potere del dialogo per umanizzare la comunicazione, chiediamo la pace e la concordia tra i cubani, e il rispetto dei diritti umani e della libertà di espressione da parte del governo cubano”, prosegue la nota, nella quale viene sottolineato che “alcuni giovani membri di Signis-Cuba sono stati arrestati per aver partecipato a mobilitazioni pacifiche ‘che chiedono libertà civili e un’efficace risoluzione della carenza di cibo e della mancanza di assistenza sanitaria di fronte alla pandemia di Covid-19’”.
Il board di Signis fa proprio l’appello dei membri di Signig-Cuba: “Alla ragione e alla nonviolenza; prestiamo le nostre mani e il nostro cuore per costruire un paese migliore, più giusto e nobile […]. Chiediamo il rilascio di coloro che non hanno commesso altro crimine che esprimere pacificamente i loro pensieri e sentimenti come dettano le loro coscienze”.
Il board di Signis accoglie anche l’appello dei vescovi cubani, i quali hanno affermato che “una soluzione favorevole non può essere imposta con la forza, né chiamando lo scontro. Solo quando le parti si ascoltano, si possono raggiungere accordi e fare passi reali e concreti con tutti i cubani senza eccezione, per costruire una patria ‘con tutti e per il bene di tutti’. Questa è la patria che vogliamo”.
“Uniamo il nostro grido – concludono dal board di Signis – a quello di un altro momento della storia dell’America Latina, quello del nostro patrono, Óscar Arnulfo Romero: ‘La pace deve essere opera della giustizia’”.

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