Rosario Livatino: mons. Schillaci (Lamezia Terme), “la sua beatificazione mette in luce la profonda unità tra fede e impegno quotidiano”

“La beatificazione di Rosario Livatino mette in luce la profonda unità tra la fede e l’impegno quotidiano. Nella misura in cui il cristiano vive un rapporto autentico con Dio, riesce ad impegnarsi in modo concreto e a servire il bene comune nella società”. Lo ha affermato il vescovo di Lamezia Terme, mons. Giuseppe Schillaci, intervenendo ieri sera all’incontro online “Quanto siamo stati credibili”, promosso dall’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali in collaborazione con l’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi) Calabria in vista del rito di beatificazione del “giudice ragazzino” che verrà celebrato domenica 9 maggio nella cattedrale di Agrigento.
Per mons. Schillaci, “Livatino è la testimonianza di una fede che non è idea, astrazione, ma che si incarna e diventa credibile. Egli è stato un seme di fraternità”. “Livatino – ha aggiunto il vescovo – si è lasciato interpellare dalla realtà e ha risposto servendo lo Stato, la comunità, fino al dono della vita. La sua testimonianza è un ammonimento per tutti noi a sconfiggere il male con il bene mettendosi a servizio del bene in maniera totale e incondizionata”. “Il suo esempio – ha concluso – sia luce per tutti noi, che ne abbiamo particolarmente bisogno in questo momento difficile che stiamo attraversando”.
All’incontro online è intervenuto anche Salvatore Cardinale, presidente emerito della Corte di Appello di Caltanissetta e collega di Rosario Livatino, di cui ha ricordato alcune caratteristiche: “Vasta cultura, tenacia nel seguire le indagini, profonda aderenza ai valori costituzionali dell’autonomia e indipendenza della magistratura, capacità di coniugare la tradizione con l’attenzione ai cambiamenti sociali dei quali, secondo Livatino, il magistrato deve essere partecipe”. “Dai suoi diari, emerge con chiarezza il suo abbandono quotidiano alla volontà di Dio”, ha aggiunto Cardinale, sottolineando che “per Livatino, il magistrato deve dare un’anima alla legge e la legge è sempre un mezzo mai un fine”. “Livatino – ha evidenziato – è stato un educatore delle coscienze, un coraggioso estirpatore del seme velenoso della mafia, un martire di oggi, un martire della giustizia, della carità, della fede”.

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