Pastorale della salute: Cervellera (Ufficio Cei), “ospedali luogo privilegiato di evangelizzazione”. P. Folli (cappuccino), “diacono sia mediatore tra Chiesa e ‘ultimi’”

“Noi non sappiamo se dopo il Covid la gente tornerà come prima in chiesa; sicuramente negli ospedali sì, e gli ospedali sono un luogo privilegiato di evangelizzazione”. Ne è convinto Gianni Cervellera, teologo, operatore pastorale e componente del Gruppo progettazione Ufficio nazionale per la Pastorale della salute della Cei. Nel corso del XXII Convegno nazionale dell’Ufficio “Gustare la vita, curare le relazioni” (3-13 maggio), Cervellera è intervenuto alla sessione appena conclusasi, “I diaconi in pastorale della salute: espressione di vocazione di una Chiesa che serve” e ha precisato che “la questione non è che cosa diciamo ma come lo diciamo”. E il tempo del Covid, erroneamente definito da qualcuno “tempo sospeso”, deve essere “un tempo per ripensare le nostre strutture”. Soffermandosi quindi sull’importanza della formazione dei diaconi, ha sottolineato l’importanza che sia “una formazione come frattura da ciò che c’è stato in precedenza” perché “di fronte alle nuove sfide” occorre pensare in modo nuovo e “senza frattura non c’è progresso”. Ma deve essere anche “cambiamento” e “compimento”: deve “animare la nostra vita”. Solo così diventa “ambito privilegiato di crescita”. Dopo aver ricordato le iniziative di formazione proposte dall’Ufficio Cei negli ultimi due anni, Cervellera ha annunciato che l’Ufficio sta lavorando all’identificazione di un profilo nuovo di cappellano (sacerdote o diacono) e ad un piano formativo integrato
Per il padre cappuccino Geremia Folli della diocesi di Bologna, novant’anni e una vita spesa al servizio dei malati, “il diacono deve entrare nel ruolo di naturale mediatore tra la Chiesa, aiutandola ad uscire da una certa immagine clericale, e il mondo dei malati, un mondo di ultimi da evangelizzare”. Perché l’incontro con il malato, ha concluso Marisa Bentivogli, volontaria ospedaliera a Bologna e sua collaboratrice, “è per tutti una scuola di vita. Accoglierli è l’annuncio più bello. L’auspicio è che la comunità cristiana possa riscoprire con semplicità e gioia questa sensibilità evangelica”.

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