Passione del Signore: card. Cantalamessa, “fraternità in Cristo non è basata su famiglia, nazione o razza”

“La Pasqua segna una tappa nuova e decisiva” nell’accezione del termine “fratelli”: grazie a Cristo, infatti, “i discepoli diventano fratelli in senso nuovo e profondissimo: condividono non solo l’insegnamento di Gesú, ma anche il suo Spirito, la sua vita nuova di risorto”. Lo ha spiegato il card. Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, che nell’omelia delle celebrazione della Passione del Signore, presieduta da Papa Francesco, si è soffermato sul “fondamento cristologico” della fraternità, partendo dall’ultima enciclica del Santo Padre, “Fratelli tutti”.  “È significativo che solo dopo la sua risurrezione, per la prima volta, Gesú chiama i suoi discepoli direttamente ‘fratelli’”, ha fatto notare il cardinale: “Dopo la Pasqua, questo è l’uso più comune del termine fratello; esso indica il fratello di fede, membro della comunità cristiana. Fratelli ‘di sangue’, ma del sangue di Cristo!”. “Questo fa della fraternità in Cristo qualcosa di unico e di trascendente, rispetto a ogni altro genere di fraternità ed è dovuto al fatto che Cristo è anche Dio”, ha sottolineato il cardinale: “Essa non si sostituisce agli altri tipi di fraternità basati su famiglia, nazione o razza, ma li corona. Tutti gli esseri umani sono fratelli in quanto creature dello stesso Dio e Padre. A ciò la fede cristiana aggiunge una seconda decisiva ragione. Siamo fratelli non solo a titolo di creazione, ma anche di redenzione; non solo perché abbiamo tutti lo stesso Padre, ma perché abbiamo tutti lo stesso fratello, Cristo, primogenito tra molti fratelli”.

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