Pasqua: don Barbante (Fondazione Don Gnocchi), “la pandemia ha manifestato la nostra fragilità ma anche la potenzialità dell’amore e del servizio”

“Il timore attraversa il cuore delle donne dinanzi al sepolcro vuoto e alla manifestazione della potenza di Dio. Eppure, quell’evento straordinario era destinato a cambiare il destino di tutta l’umanità. Il male insegue l’uomo, lo aggredisce, ne esaspera la fragilità. Di questa condizione l’uomo troppo spesso dimentica l’esistenza, salvo poi riscoprirla, quasi per caso e all’improvviso, con stupore e angoscia”. Lo sottolinea don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi, nel suo messaggio per Pasqua.
“Per qualcuno questa è l’amara verità – aggiunge -. Ma la verità non è né dolce né amara. È un fatto: siamo solo uomini. L’accento però non va posto sul ‘solo’, ma sul ‘siamo’. Sì: ‘siamo’! Siamo creature chiamate alla vita. Siamo amore in essere e in potenza. Questa verità può essere negata e taciuta, oppure accolta e vissuta”.
Per don Barbante, “la pandemia ha reso manifesta la nostra fragilità certo, ma ha anche offerto un’opportunità per manifestare la potenzialità d’amore da parte di chi ha messo in gioco il proprio essere; di chi ha prestato la propria opera per combattere il male e servire il bene verso chi, in vario modo, è stato toccato dal male; di chi ha condiviso nel tempo solitudini e fatiche; di chi ha pregato e sperato”.
E conclude: “Mosso da gratitudine verso coloro che hanno speso i propri giorni con questo spirito, come il nostro beato don Carlo, amando la vita, servendo la vita, auguro a tutti buona Pasqua! Buona Pasqua a chi crede nella vita come dono di Dio. Buona Pasqua a chi crede e, per questo, spera che l’Amore – l’amore di Cristo – ha redento il mondo”.

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