Messa in Coena Domini: card. Zuppi (Bologna), “l’eucarestia della mensa e quella del servizio sono proprio il contrario della pandemia e del salvarsi da soli”

“In questi mesi di tanta sofferenza, che non sono affatto terminati, stiamo comprendendo in maniera personale quello che sapevamo già, ma che ancora poco abbiamo capito: siamo fratelli tutti e il male è il nemico della vita. Questi tre giorni santi, centro della nostra fede, ci aiutano in questa tempesta a comprendere la nostra storia e in questa la scelta di Dio. La pandemia ci rende uguali e allo stesso tempo, però, ci isola gli uni dagli altri”. Lo ha detto il cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, celebrando, in cattedrale, la messa in Coena Domini. “Il male è infido, approfitta di ogni nostra debolezza; è resistente, uccide per prima la speranza, ruba l’anima, toglie valore alla vita, persuade a conservare il seme perché non dia frutti, ci rende mediocri e fa credere che è impossibile fare qualcosa, che non conviene. Il male continua a offrirci il frutto amaro di credere che Dio è un limite e non il superamento di ogni limite”, ha aggiunto il porporato chiarendo che “Gesù non offre facili risposte, vittorie senza coinvolgimento. Non è una cura palliativa per attenuare le difficoltà, perché vuole la guarigione, la vita, vuole vincere il male, non evitarlo. In questi giorni stare con il Signore ci fa aprire gli occhi, non chiuderli; ci fa vedere il dolore, ci fa piangere la sua sofferenza e in questa la nostra. Gesù combatte amando e amando fino alla fine. È consapevole di quello che sarebbe accaduto. Non è un ottimista che non si rende conto, che minimizza per non spaventarsi, che vive alla giornata perché ha paura del futuro e si rintana nel presente”. Davvero “non c’è resurrezione senza croce, ma non c’è croce senza resurrezione. Perché ama la debolezza degli uomini, anche se così poco consapevoli, offre il dono di tutto se stesso”.
Ecco “il testamento che Gesù ci lascia: il suo corpo spezzato e il suo sangue versato e il servizio”. La comunione “crea comunità”. Infatti, “il pane è lo stesso per tutti; sazia tutti, ci rende tutti fratelli”. L’altra parte del suo testamento è “il servizio. È sempre amore eucaristico. Nel servizio l’altro diventa il mio prossimo, non oggetto di qualche attività”.
Il card. Zuppi ha concluso: “L’eucarestia della mensa e quella del servizio sono proprio il contrario della pandemia e del salvarsi da soli. Gesù riaccende nei cuori degli uomini la speranza. L’individualismo e il cinismo prendono facilmente il sopravvento in tanti, per convenienza, per ignavia, per necessità. Molti, che da giovani pensavano in una dimensione plurale da far crescere insieme, ora si ritrovano in un mondo che si rende miseramente conto che la somma delle felicità private non può fare la felicità pubblica. In un’epoca in cui l’amicizia si è sfilacciata e prevale tanto isolamento, Gesù non smette di donarsi per riunire la sua comunità, per renderci una comunità di amici, per vincere il male che tanta sofferenza genera, per farci camminare”.

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