Coronavirus Covid-19: Viterbo, un gruppo di sacerdoti ha dato vita a un “Fondo diocesano di solidarietà” per famiglie e persone in difficoltà economiche

“Il perdurare della pandemia dovuta al Coronavirus ha provocato in molte famiglie anche dell’Alta Tuscia impreviste e gravi situazioni di difficoltà economiche, dovute principalmente dalla perdita totale o parziale di lavoro. Le parrocchie che sono sul territorio e vivono a stretto contatto con la gente fanno esperienza quotidianamente di richieste da parte di famiglie e di singoli che non riescono ad affrontare nemmeno le spese più essenziali”: lo ricorda una nota della diocesi di Viterbo, che annuncia: “In questo contesto che si sta ulteriormente aggravando, un gruppo di sacerdoti diocesani, accogliendo la sollecitazione del vescovo Lino Fumagalli, ha dato vita ad un ‘Fondo diocesano di solidarietà’ che si prefigge lo scopo di offrire aiuto concreto a famiglie e a singole persone, domiciliate nella diocesi di Viterbo, che versano in situazioni di particolari ristrettezze economiche”.
Il Fondo è alimentato dal contributo, libero e anonimo, dei presbiteri della diocesi che “si impegnano a donare il 10% del loro stipendio mensile o quanto è nelle loro disponibilità. Altri contributi potranno venire da diaconi, laici, enti e associazioni”, precisa la nota.
“Le richieste di aiuto dovranno essere presentate al parroco del richiedete il quale le farà pervenire al vicario generale che presiede il Comitato di gestione del Fondo di solidarietà. Quest’ultimo è formato da un presbitero designato da ognuna delle zone pastorali in cui è divisa la diocesi e ha come compito quello di disciplinare il funzionamento della struttura del Fondo e stabilire i criteri per la presentazione delle domande e le modalità degli interventi nell’ottica della massima trasparenza e rispetto della privacy”, aggiunge la nota.
“Coloro che hanno costituito il Fondo diocesano di solidarietà sono consapevoli che l’aiuto che verrà elargito non può essere considerato come una definitiva soluzione ai problemi, bensì come integrazione all’impegno finanziario offerto in primo luogo dalle parrocchie e dalle Amministrazioni locali. Resta, comunque, come segno tangibile di partecipazione della Chiesa locale alle difficoltà del momento storico che stiamo attraversando e stimolo alla solidarietà dei singoli e delle comunità”, conclude la nota.

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