Autismo: Casellati, nel quarto trimestre 2020 pressione fiscale in aumento, per le famiglie giù reddito, consumi e potere d’acquisto

“Oggi, in Italia, un bambino ogni 77 presenta un disturbo dello spettro autistico. Numeri terribili, angosciosi. Così come terribile è la condizione delle famiglie che devono fronteggiare queste diagnosi. Un calvario di visite, cure e terapie. Tanto che fragili finiscono per diventare anche i genitori lasciati soli, impotenti, a far fronte alle esigenze, ai bisogni di questi figli speciali oggi più di ieri, con la pandemia che ha scavato lacune e aggravato i disagi”. Lo afferma il presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo.
Si tratta, osserva la seconda carica dello Stato, di “donne, uomini, ragazzi e bambini che costretti a fare i conti con situazioni difficili da definire, pesanti da affrontare, spesso pesanti da curare perché le disabilità intellettive non sono patologie omogenee, ogni forma è diversa dall’altra, ogni caso richiede strumenti diagnostici specifici, percorsi riabilitativi particolari, aiuti e sostegni personalizzati”. “Nel nostro Paese le persone affette sono tante e purtroppo aumentano ogni ano di più”, aggiunge Casellati, che si sofferma anche sull’importanza della scuola, “che per gli alunni con disabilità psichica quasi sempre è l’unico cardine. La scuola, a cui sono agganciate relazioni sociali, altrimenti negate”. Il pensiero del presidente del Senato si estende in questo periodo “alle restrizioni della didattica a distanza per chi ha difficoltà a comunicare ed interagire con gli altri. E a quel bisognoso di calore umano che lo schermo freddo di un computer non può certo trasmettere”.
“Questa Giornata – conclude – ci deve ricordare quanto è importante investire nelle strutture e nei servizi per le famiglie che convivono con queste fragilità. Aiutiamo le scuole a garantire percorsi didattici in presenza, valorizziamo gli insegnati che hanno fatto del sostegno una vocazione. Solo così potremo migliorare la qualità della vita di queste persone in difficoltà”.

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