Safer internet day: don Peyron (Apostolato digitale Torino), “abbiamo bisogno molto di più di sapienza che di conoscenza tecnica”

“Un Internet migliore insieme è possibile se ci rendiamo conto di come sia necessario custodire, preservare e potenziare il concetto di bene comune, che esiste solo nella realtà della nostra corporeità”. Ne è convinto don Luca Peyron, direttore del Servizio per l’Apostolato digitale dell’arcidiocesi di Torino, in un’intervista al Sir in occasione della 18ª edizione del Safer internet day, la Giornata mondiale per un utilizzo positivo delle tecnologie e la prevenzione dei rischi.
“La pandemia ci ha portato via la corporeità e la tecnologia ci ha illuso di poterla recuperare. Ma così non è”, afferma il sacerdote, secondo cui “nella pandemia abbiamo assistito ad un’ipertrofia della macchina rispetto all’ambiente, perché ci ha costretto in qualche modo ad adeguarci alla tecnologia di cui disponevamo per trasformare la nostra esistenza”. Quanto vissuto nei mesi della pandemia, prosegue don Peyron, “è stato uno stress test significativo del potenziale ma anche del potere della macchina rispetto all’umano”. Per il sacerdote, “non dobbiamo commettere l’errore di pensare che utilizzare la macchina connessa ci restituisca automaticamente la sapienza di stare in un ambiente”. Per questo “abbiamo bisogno molto di più di sapienza che di conoscenza tecnica”. Inoltre sono indispensabili “strumenti inviolabili per quanto riguarda la privacy, i nostri dati, rendendo impossibile l’intromissione di soggetti terzi nelle conversazioni, lo spionaggio industriale, la manipolazione dei dati, della realtà, dei contesti”. E va garantita la “sicurezza” soprattutto “a chi in questo ambiente sta con maggiori fragilità”. Rispetto alla tecnologia e cosa significhi per l’umanità, “la Chiesa deve leggere i segni dei tempi e l’Apostolato digitale cerca di accompagnare la riflessione su questo ambito, ormai non più così piccolo. Anzi, dal punto di vista culturale è enorme. La grande sfida del transumanismo è legato alla tecnologia, non ad altro”. “Non possiamo aspettare che le cose accadano per poi giudicare se sono buone o cattive. Questo – ammonisce don Peyron – è il tempo in cui la Chiesa deve darsi da fare perché accadano cose buone”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia