Anziani: “creare le condizioni migliori affinché restino in famiglia”. “Assistenza domiciliare integrata con le cure mediche”

“A livello culturale e di coscienza civile e cristiana, è quanto mai opportuno un profondo ripensamento dei modelli assistenziali per gli anziani”. E’ la tesi espressa nel  documento della Pontificia Accademia per la Vita: “La vecchiaia: il nostro futuro. La condizione degli anziani dopo la pandemia”, diffuso oggi, in cui si sottolinea “il dovere di creare le condizioni migliori affinché gli anziani possano vivere questa particolare fase della vita, per quanto possibile, nell’ambiente a loro familiare, con le amicizie abituali”. “Chi non vorrebbe continuare a vivere a casa propria, circondato dai propri affetti e dalle persone più care anche quando diventa più fragile?”, ci si do0manda nel testo: “La famiglia, la casa, il proprio ambiente rappresentano la scelta più naturale per chiunque. Certo, non sempre tutto può rimanere invariato rispetto a quando si era più giovani; a volte sono necessarie soluzioni che rendono verosimile una cura domiciliare. Ci sono situazioni in cui la propria casa non è più sufficiente o adeguata. In questi casi è necessario non farsi irretire da una ‘cultura dello scarto’, che può manifestarsi in pigrizie e mancanza di creatività nel cercare soluzioni efficaci quando vecchiaia significa anche assenza di autonomia”. Secondo la Pav, occorre “un articolato intervento a diversi livelli, che realizzi un continuum assistenziale tra la propria casa e alcuni servizi esterni, senza cesure traumatiche, non adatte alla fragilità dell’invecchiamento”. In particolare, le case dovrebbero essere adeguate alle esigenze dell’anziano: “la presenza di barriere architettoniche o l’inadeguatezza dei presidi igienici, la mancanza di riscaldamento, la penuria di spazio devono avere delle soluzioni concrete”, perché “quando ci si ammala o si diventa deboli, qualsiasi cosa può trasformarsi in un ostacolo insormontabile”. “L’assistenza domiciliare deve essere integrata, con la possibilità di cure mediche a domicilio e un’adeguata distribuzione di servizi sul territorio”, la tesi del documento, in cui si segnala la necessita urgente di “attivare una presa in carico dell’anziano laddove si svolge la sua vita”. Tutto ciò, per la Pav, “richiede un processo di conversione sociale, civile, culturale e morale”, anche incrementando le figure dei care-giver e sostenendo le famiglie.

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