Natale: mons. Castellucci (Modena e Carpi), “sia tempo di ascolto dei bambini, dei ragazzi e dei giovani”

“Il Natale, mistero di un bambino che viene a portarci sulle sue spalle, sia tempo di ascolto dei bambini, dei ragazzi e dei giovani”. Si chiude con questo auspicio il messaggio che mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, ha scritto in occasione delle festività natalizie.
Nel testo, l’arcivescovo condivide quanto vissuto pochi giorni fa in un incontro con gli alunni del liceo “Muratori San Carlo” di Modena. “I ragazzi, che avevano riflettuto sulla pandemia a partire dalla durissima esperienza del lockdown, hanno potuto offrire il loro punto di vista, libero e argomentato”, spiega mons. Castellucci, aggiungendo che “ho avuto il dono di ascoltare per oltre un’ora la voce degli adolescenti, che hanno posto anche qualche domanda. Si sono confermati capaci di analisi profonde, provocatorie e mai banali, di sguardi profondi, di sogni e progetti. Ancora una volta hanno smentito il cliché che vorrebbe ‘i giovani d’oggi’ superficiali e distruttivi”. Una ragazza, prosegue, “ha richiamato il mito di Enea che porta sulle spalle il padre Anchise, vedendovi un simbolo del periodo più duro della pandemia, nel quale ‘noi ragazzi eravamo chiamati a custodire gli anziani’”. “Si riferiva in particolare ai nonni, verso i quali si richiede una cura particolare, per comunicare l’affetto ma non il contagio”, commenta mons. Castellucci, sottolineando che “è proprio custodendo gli anziani che i giovani si sentono, a loro volta, custoditi”. “Una lettura stupenda, che capovolge con una sola intuizione la tanto diffusa convinzione degli adolescenti ‘caricati’ sulle spalle degli adulti”, continua l’arcivescovo: “La propongo come immagine natalizia, trasferendola dall’Eneide ai Vangeli: se è vero che Giuseppe e Maria hanno portato in braccio Gesù bambino, è ancora più vero che era lui, il Figlio di Dio, a portare sulle spalle i genitori; è disceso in terra per prendere su di sé la condizione delle donne e degli uomini, fragili e sofferenti”. “Finalmente, da qualche mese, i riflettori sociali e politici – e speriamo presto anche economici – sono puntati sugli adolescenti, vittime spesso silenziose della pandemia”, riconosce l’arcivescovo: “È incredibile che molti di loro, pur avendo patito due anni di relazioni bloccate, abbiano la forza interiore di sentirsi custodi degli anziani. Sono provati, ma non prostrati; feriti, ma non moribondi. Sono loro che potranno a poco a poco ricostruire il mondo delle relazioni, portando sulle spalle gli adulti”. “Non possiamo, certo, chiudere gli occhi sui disagi adolescenziali, che si esprimono anche nel fenomeno delle ‘bande’ e dei gesti di teppismo; ma – ammonisce – sarebbe un grave errore fare di ogni erba un fascio e considerare gli adolescenti un problema, perché in realtà sono una risorsa. Spesso ci chiediamo come riuscire a parlare a loro. È tempo che rovesciamo la prospettiva e ci chiediamo come riuscire ad ascoltarli”.

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