Natale: don Barbante (Fondazione Don Gnocchi), “chiamati a percorrere la via della prossimità solidale, della fraternità accogliente, del caricarci di chi soffre”

“Siamo arrivati alla quarta ondata di Covid. Penso all’imminente Natale con la mente carica di suggestioni e di pensieri. Non mi considero un esperto di questa pandemia. Sono solo parte di quella umanità che da oltre un anno convive con questa esperienza”. Inizia così l’editoriale del presidente della Fondazione Don Gnocchi, don Vincenzo Barbante, nel numero natalizio della rivista “Missione Uomo”, in distribuzione nei Centri della Fondazione.
“Quello che voglio dire è che la pandemia, oltre ad aver reso evidente la comune fragilità, ha fatto emergere la necessità, ancora di più, l’obbligatorietà di affrontare la sfida in termini condivisi, di solidarietà globale. Il tempo presente e a venire necessitano di essere vissuti non solo con senso di responsabilità, ma di corresponsabilità. Appare sempre più insensato il perseguimento o la tutela di interessi personali o particolari”, osserva don Barbante.
E “quello che vale per la lotta alla pandemia, vale anche per il futuro sviluppo sociale ed economico dell’umanità, per le politiche ambientali, per la lotta alle disuguaglianze, per la promozione e la tutela dei diritti umani… A questa prospettiva si richiamano i numerosi interventi di Papa Francesco e in particolar la sua enciclica ‘Fratelli tutti'”.
“Per noi – prosegue – questo tempo si fa più esigente nel chiedere di riflettere sapientemente sulla nostra missione e promuovere in tutti i contesti scientifici, politici e culturali il senso e il fine della “cura”, come “scienza della prossimità”, la ricerca di percorsi e strumenti sempre più orientati ad una presa in carico non solo delle patologie, ma dei ‘progetti di vita’ di quanti sono in condizione di fragilità fisica o sociale e delle loro famiglie, la formazione degli operatori chiamati a mettere in gioco competenza e compassione, la valorizzazione del volontariato”.
“Accanto alla vita sempre” chiede “di avere uno sguardo costante e attento alle stagioni della vita e ai suoi passaggi o momenti più delicati, alle condizioni che la caratterizzano, concependo una sanità non più incentrata sull’ospedalizzazione, ma come cultura dell’accompagnamento delle fragilità che vede nella prevenzione e nella riabilitazione la vera scommessa da vincere per garantire un’assistenza personalizzata e autenticamente integrativa”.
Il presidente della Don Gnocchi conclude: “Ad ogni Natale siamo chiamati a ritrovare le ragioni della speranza, credere che la luce vincerà le tenebre e che attraverso la povertà della nostra umanità il male e la morte verranno sconfitti. Perché questo sia possibile siamo chiamati a percorrere la via della prossimità solidale, della fraternità accogliente, del caricarci di chi soffre e di tutti i ‘piccoli’ della terra come il buon samaritano, come Gesù. Questa è la nostra missione, di questa cultura dobbiamo essere testimoni”.

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