Colombia: aeroporto di Cúcuta, due agenti e un attentatore morti per due esplosioni. Si indaga su matrice in un clima di tensione

Due agenti di polizia e un presunto attentatore sono morti ieri a causa di due esplosioni provocate da altrettanti ordigni nelle immediate vicinanze dell’aeroporto Camilo Daza di Cúcuta, città colombiana capoluogo del dipartimento del Norte de Santander, al confine con il Venezuela.
Secondo le prime ricostruzioni, una prima bomba è esplosa poco dopo le 5 del mattino, causando la morte di uno dei presunti autori dell’attacco, che secondo alcuni testimoni stava tentando di scavalcare la recinzione dell’aeroporto. Un’ora e mezza più tardi, due agenti del corpo degli artificieri sono morti mentre tentavano di far brillare un altro ordigno rinvenuto nella zona dello scalo.
Sono in corso indagini per accertare gli autori dell’attentato. Il ministro della Difesa Diego Molano ha chiamato in causa le guerriglie dell’Eln e della dissidenza Farc, che hanno le loro basi nel vicino Venezuela. Altri chiamano in causa i paramilitari del Clan del Golfo. La zona è una delle più instabili del Paese (si sono registrati sei attentati negli ultimi mesi), sia perché Cúcuta è la principale porta d’accesso al Venezuela ed è dunque zona di traffici e contrabbando, sia perché nello stesso dipartimento, non lontane dalla città, esistono zone ad altissimo tasso di violenza, presenza di gruppi armati e coltivazione di coca. Ciò accade in particolare nella provincia del Catatumbo, dove operano le guerriglie delle ex Farc, delle Eln, i “pelusos” dell’Esercito di liberazione nazionale (in origine un piccolo gruppo guerrigliero di matrice maoista), paramilitari e cartelli internazionali del narcotraffico.
Commenta dalla Colombia Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “Questo tragico attentato colpisce uno scalo con alto traffico di passeggeri, in questo periodo natalizio. Dimostra, a mio avviso, il potere delle mafie, soprattutto se dovesse emergere la responsabilità del Clan del Golfo, legato al narcobusiness con il Messico. Purtroppo, l’impressione è quella di un Paese allo sfascio, considerando anche il primato mondiale nelle uccisioni di leader sociali e ambientali. Attualmente il presidente Duque ha un tasso di impopolarità che arriva al 70%. Proprio nei giorni scorsi senatori di vari partiti, in Italia, hanno chiesto al ministro degli Esteri Luigi Di Maio di condizionare investimenti economici e in armamenti al rispetto dei diritti umani, sistematicamente violati in Colombia. Lo scorso 5 dicembre la Leonardo, co-partecipata italiana che costruisce i lanciamissili Venon, usati dalla polizia per reprimere nei mesi scorsi la protesta sociale, era presente alla rassegna Expodifesa di Bogotá”.

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