Papa Francesco: udienza, “non pretendiamo di avere il possesso della libertà”, “Chiesa cattolica vuol dire universale”

foto SIR/Marco Calvarese

“Parlare di Chiesa cattolica non è una denominazione sociologica per distinguerci da altri cristiani; cattolico è un aggettivo che significa universale: la cattolicità, l’universalità”. Lo ha ricordato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata ancora una volta al tema della libertà cristiana “Chiesa universale, cioè cattolica, vuol dire che la Chiesa ha in sé, nella sua stessa natura, l’apertura a tutti i popoli e le culture di ogni tempo, perché Cristo è nato, morto e risorto per tutti”, ha precisato Francesco. “La cultura, d’altronde, è per sua stessa natura in continua trasformazione”, l’analisi del Papa: “Si pensi a come siamo chiamati ad annunciare il Vangelo in questo momento storico di grande cambiamento culturale, dove una tecnologia sempre più avanzata sembra avere il predominio. Se dovessimo pretendere di parlare della fede come si faceva nei secoli passati rischieremmo di non essere più compresi dalle nuove generazioni”. “La libertà della fede cristiana non indica una visione statica della vita, una visione statica della cultura, ma una visione dinamica, una visione dinamica della tradizione pure: che cresce, cresce, cresce, ma sempre con la tessa natura”, ha spiegato Francesco: “Non pretendiamo, pertanto, di avere il possesso della libertà. Abbiamo ricevuto un dono da custodire. Ed è piuttosto la libertà che chiede a ciascuno di essere in un costante cammino, orientati verso la sua pienezza. È la condizione di pellegrini; è lo stato di viandanti, in un continuo esodo: liberati dalla schiavitù per camminare verso la pienezza della libertà”. “E questo è il grande dono che ci ha dato Gesù Cristo”, ha concluso il Papa a braccio: “ci ha liberato dalla schiavitù liberamente e ci ha messo sulla strada per camminare nella piena libertà”.

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