Diocesi: Roma, venerdì si conclude la fase diocesana della causa di beatificazione di suor Veronica del Santissimo Sacramento

La sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni della Serva di Dio suor Veronica Teresa del Santissimo Sacramento, religiosa professa dell’Ordine delle Clarisse Cappuccine, si svolgerà venerdì 15 ottobre, alle 12, nell’aula della Conciliazione costituita per il Tribunale nel Palazzo Apostolico Lateranense. Il rito sarà presieduto da mons. Giuseppe D’Alonzo, vicario giudiziale del Tribunale ordinario, delegato dal cardinale vicario Angelo De Donatis. I membri del Tribunale diocesano di Roma presenti saranno: mons. Francesco Maria Tasciotti, delegato episcopale; don Roberto Folonier, promotore di giustizia; Marcello Terramani, notaio attuario; Francesco Allegrini, notaio aggiunto. Saranno presenti il postulatore della causa, il gesuita padre Arturo Elberti, e il vicepostulatore, il vescovo ausiliare mons. Daniele Libanori.
Durante i quasi cinquant’anni di vita religiosa, suor Veronica sopportò lunghi periodi di malattia, ma fu sempre dedita alla preghiera, alla penitenza, alla consolazione delle consorelle. I suoi pensieri e la sua vita sono narrati nei “Quaderni” che scrisse lei stessa, nonché nel volume “Sentii cose che non so spiegare. Scritti spirituali di suor Veronica del Santissimo Sacramento”, di mons. Libanori. “Pur nel silenzio e nella discrezione che proteggono la sua vita – riflette il vescovo ausiliare –, col passare degli anni diventa sempre più intenso il ministero di intercessione, consolazione e consiglio che essa svolge nel parlatorio e per lettera. Delle esperienze spirituali narrate nei “Quaderni”, che continuarono senza interruzione, all’esterno trapelava solo qualche rara traccia nella corrispondenza più confidenziale, mentre le consorelle potevano intuire qualcosa dalla pace che la sua presenza infondeva e dalla particolare lucentezza del suo volto. Ciò che della sua vita oggi appare singolare, è noto solo perché i resoconti affidati alla carta sollevano un poco il velo su un’avventura spirituale eccezionale. La vita esterna di questa piccola monaca, infatti, specie dopo la seconda grave malattia, fu del tutto ordinaria e conforme ai suoi uffici; fu ordinaria, senza tuttavia scordare quanto quell’ordinarietà dovette costarle”.

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