Perù: crisi istituzionale dopo deposizione Vizcarra. Ardito Vega (docente Pucp) al Sir, “siamo senza un governo, rischia di finire male”

“Se siamo in un aereo e il pilota non ci sta simpatico, non è che lo buttiamo fuori dalla cabina e al suo posto mettiamo il primo che capita”. Una metafora eloquente quella usata da Wilfredo Ardito Vega, docente di Diritto alla Pontificia Università Cattolica del Perù ed esperto di diritti umani, per descrivere quanto sta accadendo in Perù, con la destituzione del presidente della Repubblica Martín Vizcarra da parte del Congresso e la sua sostituzione con Manuel Merino, presidente dello stesso Congresso ed espressione dell’opposizione rispetto all’ormai ex capo dello Stato.
Una presa di posizione autorevole, che arriva proprio mentre l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) esprime forte preoccupazione per quanto sta accadendo. L’Osa sostiene che “in questa complessa congiuntura gli attori politici sono responsabili di assicurare il funzionamento democratico per il bene del Paese e di garantire la realizzazione delle elezioni nazionali convocate per l’11 aprile 2021”. In ogni caso, la segreteria dell’Osa ribadisce che “compete al Tribunale Costituzionale del Perù pronunciarsi rispetto alla legalità e alla legittimità delle decisioni istituzionali adottate”.
“È stata una cosa sorprendente – prosegue Ardito -, un’ora prima pareva che non succedesse niente e poco dopo invece il Congresso ha votato la decadenza di Vizcarra per incapacità morale. Molti hanno pensato che questa scelta fosse conveniente per loro e per i propri interessi, ma è stata un’assurdità. Lo stesso Frente Amplio della sinistra si è spaccato e in parte ha votato per la decadenza, mentre altri sono scesi in piazza a protestare. Vizcarra ha accettato questa scelta e se n’è andato, senza resistere. E ora il Paese è senza un Governo, anche perché Merino sta facendo fatica a comporre una squadra di ministri, queste persone arrivano al potere senza preparazione, senza avere neppure un’idea di come si governa un Paese. La maggior parte è di estrema destra. Lo stesso Merino non è mai stato neppure sindaco”.
C’è, insomma, da essere preoccupati: “Certamente sì. Infatti la gente protesta, per oggi è convocata una mobilitazione nazionale. Sono tutti molto arrabbiati, il 95% delle persone che conosco ha lo stesso parere, anche se con idee politiche diverse di partenza. Molti temono che ad aprile non ci siano le elezioni presidenziali, che accada come in Bolivia, dove la presidente ad interim ha rinviato il voto per mesi. Non è un caso che nessun Paese, neppure quelli più vicini o quelli più amici, abbia riconosciuto il nuovo Governo. Rischia di andare a finire male, che prevalga la polarizzazione e che ci siano manifestazioni e repressioni violente, che a un certo punto intervengano esercito e Polizia”.

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