Migranti: Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), “l’allungamento dei tempi di detenzione amministrativa non fermerà i flussi né renderà più efficaci i rimpatri forzati”

Il Consiglio italiano per i rifugiati – Cir è estremamente preoccupato per le misure introdotte ieri in sede di Consiglio dei Ministri che prevedono l’allungamento del trattenimento di migranti fino ai 18 mesi nei Centri di permanenza per il rimpatrio – Cpr. “L’allungamento dei tempi di detenzione amministrativa non servirà né a fermare i flussi dei migranti verso l’Italia, né a rendere più efficace il sistema di rimpatrio forzato”, dichiara Roberto Zaccaria, presidente del Cir. I dati dimostrano infatti che nel corso degli anni al variare del tempo di trattenimento non corrisponde in alcun modo un miglioramento delle percentuali di rimpatrio che restano stabili a poco meno del 50% sia negli anni in cui i migranti il trattenimento poteva durare sino a 18 mesi, sia in quelli in cui non poteva superare i 90 giorni. I dati forniti dal Garante per le persone private della libertà rispetto agli ultimi tre anni (2020-2022) registrano percentuali medie di rimpatri da Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri) costanti nel tempo che si attestano sul 49% con una detenzione media di circa 36 giorni. “È evidente che i rimpatri dipendono in modo esclusivo dagli accordi con i Paesi di riammissione, non con la lunghezza del tempo in cui i migranti sono detenuti nei centri” continua Zaccaria.  “Ricordiamo che le persone sono detenute nei Cpr senza aver commesso alcun reato. Numerosi rapporti, tra cui quelli del Garante, hanno evidenziato in questi anni gravissime criticità strutturali, violazioni dei diritti fondamentali dei migranti detenuti e opacità sistemiche nella gestione dei Cpr. Dall’abuso della somministrazione degli psicofarmaci, alle morti di giovani ragazzi”. “Chiunque sia stato in un Centro per il rimpatrio ha visto in che modo sono detenute persone che non hanno commesso alcun reato, in condizioni che fanno rabbrividire – conclude Zaccaria -. Questo fa ancora più riflettere se lo leggiamo alla luce dell’art. 27 della Costituzione che introduce la funzione rieducativa della pena per quanti detenuti in Italia. A persone che non hanno commesso alcun reato riserviamo un trattamento peggiore di quello applicato a chi ha commesso un crimine. È l’ennesima iniziativa volta a rafforzare una immagine securitaria di gestione delle migrazioni, ma che non avrà alcun impatto significativo, se non quello di brutalizzare i diritti delle persone”.

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