Diocesi: mons. Carboni (Oristano), “sfiducia e preoccupazione nei giovani che rende difficile la progettazione del futuro”

Mancanza di vocazioni al matrimonio sacramento e alla vita consacrata, piaga degli incendi, assenza di lavoro soprattutto giovanile, abbandono e dispersione scolastica sono i contenuti della preghiera che l’arcivescovo Roberto Carboni eleva a Nostra Signora del Rimedio, compatrona dell’arcidiocesi di Oristano.
“Le mani delle nostre comunità cristiane sono mani talvolta stanche, ferite, deformate da ciò che si vive… Una tra le ferite che avvertiamo come Chiesa è la mancanza di vocazioni”. Con questa espressione l’arcivescovo arborense si riferisce a tutte le vocazioni. “ E’ difficile oggi – riconosce il vescovo – impegnarsi nel progetto matrimoniale sacramentale e nel rapporto di coppia, dove la condivisione della fede faccia da elemento unificante. C’è resistenza ad accogliere la proposta alla Vita consacrata, sia maschile che femminile; c’è sterilità nel generare e far crescere la vocazione al ministero ordinato, al sacerdozio. Tutte queste fatiche e resistenze fanno parte del nostro presente e ci ricordano che viviamo in un altro contesto rispetto al passato. Ci ha ricordato papa Francesco che non viviamo più un contesto di cristianità, e i cristiani incidono meno nel contesto sociale. Tutto ciò forse ci sgomenta, ma è anche una sfida a ripensare il modo di vivere la fede puntando all’essenziale”. Nell’Oristanese ci sono ancora uomini e donne con le mani ferite dalla piaga degli incendi “spesso dolosi. È difficile capire – aggiunge mons. Carboni – come può la mano di una persona che ama la sua terra, devastarla e devastare il lavoro e il sacrificio di altri, il futuro di intere famiglie. Non nascondiamo che dietro a questi fatti, oltre all’azione criminale, vi sono probabilmente interessi privati, negligenza, scarsa attenzione al territorio. Ancora una volta si leva il coro di tanti cittadini che chiedono più uomini, più risorse, più pianificazione, più controllo”. La “ferita” dei giovani si chiama soprattutto mancanza di lavoro nell’Oristanese. “La chiusura di poli di produzione a cui abbiamo assistito in questi mesi – ha aggiunto l’arcivescovo – crea sfiducia e preoccupazione nei giovani, rende difficile la progettazione del futuro, l’idea di farsi una famiglia. A tutto questo si aggiunge anche la fatica della politica nel dare un’immagine di impegno reale per i problemi dei cittadini. È sotto gli occhi di tutti che la nostra città di Oristano soffre ormai da alcuni mesi un senso di incertezza, di provvisorietà”. Sempre alta l’attenzione delle Chiese di Oristano e Ales-Terralba alla scuola, fondamentale per il suo servizio di formazione della persona. “Purtroppo, nel nostro territorio assistiamo – conclude mons. Carboni – a un abbandono scolastico impressionante, segno di tanti altri problemi presenti. Si tenta di affrontare questi problemi: anche le Caritas diocesane cercano di aiutare e sostenere con alcuni progetti di attenzione ai ragazzi. Ma non è sufficiente”.

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