Maltempo: Coldiretti, “danni incalcolabili nelle campagne”. Prandini, “serve decreto legge, strumenti ordinari insufficienti per salvataggio o continuità filiere”

“Danni incalcolabili alle attività agricole e dalle infrastrutture rurali in Romagna e nelle Marche dove sono finiti sott’acqua migliaia di ettari di terreno coltivato a kiwi, susine, pere e mele ma anche cereali, vivai, ortaggi, allevamenti, macchinari di lavorazione ed infrastrutture”. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti dell’alluvione in occasione del vertice con i ministri Nordio, Lollobrigida, Calderone, e i viceministri Bignami e Leo per concordare provvedimenti di sospensione degli obblighi in materia fiscale e contributiva e per i procedimenti giudiziari in aiuto alla Regione Emilia-Romagna. “Gli allagamenti hanno devastato terreni a destinazione agricola di pregio con il lento deflusso dell’acqua rimasta nei frutteti che ‘soffoca’ le radici degli alberi fino a farle marcire e il rischio di far scomparire intere piantagioni che impiegheranno anni prima di tornare produttive. La situazione è drammatica nelle aree rurali dove – sottolinea la Coldiretti – più difficile è l’arrivo dei soccorsi nelle aziende isolate da alluvioni, frane e smottamenti con coltivazioni devastaste ed animali in pericolo”. “Adesso la priorità è mettere in salvo le vite umane ma da subito occorre partire con la ricostruzione di un sistema produttivo ed economico devastato dalla calamità”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel chiedere al Governo un intervento urgente per mettere in campo ogni azione utile finalizzata alla ripresa economica e produttiva poiché è in gioco la sopravvivenza stessa di centinaia di imprese e delle lavoratrici e lavoratori che da esse dipendono. “Stante la situazione straordinaria, riteniamo necessario un decreto legge speciale del Governo e il relativo stanziamento di risorse congrue ad affrontare i danni subiti che crescono di ora in ora per le attività agricole”, evidenzia Prandini precisando che “gli strumenti ordinari di intervento vanno attivati quanto prima, ma non sono sufficienti a garantire il salvataggio o la continuità delle filiere agricole del territorio colpito”.

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