Abusi: vittime diocesi Monaco consegnano lettera al Papa, “fare di più per impedire abusi sessuali e spirituali”

“Ci aspettiamo che facciate tutto ciò che è in vostro potere per assicurare che in tutti gli angoli della Chiesa universale la questione degli abusi sessuali e spirituali sia vista, affrontata e impedita attraverso adeguate misure preventive”. E’ quanto si legge in una lettera consegnata oggi al Papa da alcune donne e uomini vittime e sopravvissute agli abusi dell’arcidiocesi Monaco in pellegrinaggio a Roma. La lettera è stata consegnata al Santo Padre nel corso dell’udienza generale e poi divulgata dalla diocesi tedesca. “I primi passi sono stati fatti, ma dal nostro punto di vista è ancora necessario un impegno forte e chiaro di tutte le persone responsabili all’interno della Curia e nelle diocesi della Chiesa universale”, scrivono i firmatari, secondo il quale “è necessario inviare un chiaro segnale ai perpetratori e ai vescovi che non hanno adempiuto alle loro responsabilità e che, in una certa misura, non lo fanno ancora oggi”. Nella lettera, si cita “la terribile esperienza di abusi subiti da bambini e giovani per mano di sacerdoti, religiosi e religiose. Uomini e donne al servizio della Chiesa hanno inflitto gravi violenze fisiche, sessuali e psicologiche alle persone affidate alle loro cure, spesso ferendo profondamente e distruggendo anche l’anima dei giovani”. “Il messaggio del Vangelo è stato pervertito dagli autori e dalle autrici dei reati”, si legge ancora nel testo: “Le vittime soffrono ancora oggi le conseguenze e la loro vita ne è ancora influenzata e limitata in modi e intensità diverse. Ciò che li accomuna è il cuore ferito, la grande ferita della vita che fa male giorno dopo giorno. Ad ogni nuova notizia nei media sugli abusi nel contesto della Chiesa, ad ogni report di esperti che viene prodotto nelle diocesi della Chiesa universale e che rivela le azioni crudeli di sacerdoti e religiosi, così come il fallimento e l’insabbiamento dei responsabili, le cicatrici si riaprono e le ferite ricominciano a sanguinare”. “Eppure – aggiungono gli autori del messaggio -, ci sono persone vittime di abusi che non vogliono e non possono chiudere definitivamente con la ‘loro chiesa’ e con la fede, che continuano a sperare e ad aspettarsi che i responsabili della Chiesa cattolica affrontino con coerenza e decisione gli abusi del passato e facciano di tutto per garantire che la Chiesa sia un luogo sicuro per i bambini e i giovani, dove possano sperimentare la bellezza e la liberazione del messaggio di Gesù Cristo”. “Se oggi ci accostiamo a Lei, Santo Padre – e quindi alla Chiesa – arrivano a Lei donne e uomini che sono stati feriti, umiliati e segnati per tutta la vita”, la conclusione della lettera: “Ma allo stesso tempo, donne e uomini che non si rassegnano a ciò che è accaduto. Persone a testa alta, retti e con una forte volontà di vivere e sopravvivere. Vogliamo incontrarla guardandoci negli occhi”.

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